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TRA LA GENTE

“C’è voglia di stare insieme”

I cittadini di Salara sono molto orgogliosi del loro paese e delle abitudini

“C’è voglia di stare insieme”

Salara vista dai suoi cittadini è un mosaico di ricordi, tradizioni, affetto e qualche dubbio sulla possibilità del paese di resistere che, come in ogni paese da appena mille abitanti, fa parte del gioco.

Abbiamo raccolto le testimonianze di chi questo piccolo centro lo vive ogni giorno, per capire se davvero “vale la pena” abitarci. La risposta, a quanto pare, è quasi unanime: sì, eccome.

“Certamente vale la pena abitare qui, perché si sta bene, ci conosciamo tutti e ci vogliamo bene”, racconta Teresa, una residente, sintetizzando in poche parole l’anima del paese. A Salara, infatti, la convivialità non è uno slogan, ma una pratica quotidiana: ci si incontra al bar, sulle panchine, in piazza. “E’ vero, c’è proprio la voglia di stare assieme. Non è leggenda”, confermano in molti.

A chi chiede se cambierebbe paese, la risposta arriva immediata: “No, assolutamente. È un paesino dove ci conosciamo tutti… tanta roba, tanta tanta roba!”, afferma Antonio.

E anche se c’è chi scherza sui “quesiti esistenziali” di alcuni abitanti, la sostanza non cambia: la dimensione umana è il vero valore aggiunto.

Non mancano però le particolarità identitarie, persino quelle curiose. Qui, ad esempio, si parla dei “muss”, un soprannome storico che lega i salaresi alle tradizioni contadine e ai racconti di un tempo.

“Nella zona ci conoscono come i Musat Salara, detto in dialetto ferrarese», spiega Roberto divertito. E c’è anche chi ricorda le sfide calcistiche di un tempo: “Quando andavo a giocare mi dicevano: Te stai zitto che sei d’Salara e hai la coda!”. Una presa in giro bonaria, ma che testimonia un’identità forte, sentita, riconosciuta.

Accanto all’orgoglio, però, c’è anche la consapevolezza dei cambiamenti. Salara era un paese agricolo, poi industriale, oggi in transizione. “Prima era tutto basato sull’agricoltura, poi sono arrivate le fabbriche... ma quando hanno chiuso è stato un colpo”, racconta Carlo.

Maria traccia un bilancio emozionante: “Mi sono trovata bene in tutto. Sono stata rispettata, trattata bene, privilegiata. Qui ho avuto tutto”. Parole che pesano come un’eredità morale.

Infine, la voce di chi vive il paese lavorando tra la gente, Armando, commerciante ambulante presente al mercato da oltre quarant’anni: “Il paese è cambiato tanto, soprattutto dopo la chiusura delle fabbriche”.

Salara, in fondo, è tutto questo: un paese che ha conosciuto cambiamenti e colpi duri, ma che resiste grazie alla sua comunità. Un paese che non smette di raccontarsi, con orgoglio e un pizzico di ironia, attraverso la voce sincera dei suoi cittadini.

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