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l’intervista

“Il Veneto resta la mia priorità”

“15 anni da amministratore. Grande gioco di squadra, finisco con l’affetto della gente”

“Il Veneto resta la mia priorità”

Con oltre 200mila preferenze in tutto il Veneto Luca Zaia è stato il candidato alle regionali più votato di sempre a livello nazionale. In Polesine il governatore uscente del Veneto ha ottenuto 6.883 suffragi risultando il recordman delle preferenze anche in Polesine oltre che nel resto della regione. Zaia quindi si conferma più popolare che mai ed ora più di prima crescono le domande sul dopo presidenza. Cosa farà nei prossimi mesi forte di un consenso senza precedenti? Si è parlato di un ruolo a Roma come ministro, di una candidatura alle elezioni suppletive di Rovigo nei prossimi mesi, di una sua corsa per diventare sindaco di Venezia (ieri ha detto che i veneziani con tanti voti espressi gli hanno voluto mandare un segnale) e di altro ancora. Ma lui stesso, in una delle tante interviste rilasciate negli ultimi giorni ha precisato che quello che vorrà fare lo si scoprirà pian piano.

Presidente Zaia come sarà non essere più chiamato presidente?

“Sento che si chiude una importante fase della mia vita e della mia attività di amministratore. Ma ancor più che una chiusura è un cambiamento; il mio servizio al Veneto non viene meno fuori di Palazzo Balbi. Stare dalla parte dei Veneti è stata sempre e sarà la mia priorità”.

Che effetto fa essere il candidato più votato, a livello nazionale, nella storia delle elezioni regionali?

“È una responsabilità e un grande onore. Le oltre 200mila preferenze ricevute sono un attestato di fiducia che va oltre la politica: sono la conferma di un legame autentico con i cittadini, costruito giorno dopo giorno. Un segnale forte che mi incoraggia a proseguire con lo stesso impegno”.

E cosa c’è nel futuro di Luca Zaia?

“Per ora il mio presente è in Veneto, con un impegno immediato in consiglio regionale, da dove avrò più tempo da dedicare anche all’attività politica nel mio partito. Il futuro? Non si scrive da soli: saranno i cittadini, come sempre, a indicare la strada”.

Sindaco di Venezia, Parlamento?

“Ho letto molte cose sui giornali. Non escludo nulla”.

Dopo 15 anni di presidente del Veneto quale risultato rivendica con maggiore orgoglio?

“E’ stato fatto un grande gioco di squadra che ha restituito al Veneto lo standing che meritava. Sono arrivato alla presidenza della Regione con questo obbiettivo ed è stato il faro della mia attività amministrativa per 15 anni. Penso di essere riuscito nell’intento. Lo colgo nella realtà dei fatti ma anche a contatto con la gente, sia che la incontri girando nei nostri paesi, sia per il mondo. Per me viene sempre prima il Veneto e guardo a questi anni con orgoglio e soddisfazione. Questi 15 anni e mezzo, mi fanno il presidente di Regione più longevo della storia e ho raggiunto percentuali di preferenze altissime. Me ne vado sentendo il calore della gente che mi ha sostenuto fino all’ultimo nella speranza che potessi ricandidarmi. In questo grande affetto leggo che lascio un buon ricordo”.

Cosa sente di poter ancora dare al suo territorio?

“Ho iniziato il mio percorso pubblico che ero un ragazzo: sono stato il più giovane presidente di Provincia in Italia, ministro delle politiche agricole, assessore e vicepresidente di Regione, infine presidente per 15 anni. Quando mi definiscono politico preferisco essere definito amministratore; è la mia storia a sottolinearlo. Questo significa anche un’esperienza maturata che continuerò a mettere a disposizione della mia terra. Come ho già detto, il Veneto rimane la mia priorità per il futuro non è ancora il momento di parlare”.

Prova un rammarico o un rimpianto per una cosa non fatta o non riuscita come voleva in questi 15 anni?

“Solo i presuntuosi non trovano motivi per riguardare il proprio operato e trovare spunti di miglioramento. Se devo citare una cosa per la quale speravo potessero essere trovate soluzioni più adeguate penso al fine vita. Serve una legge che lo porti fuori dalle secche dell’assenza di normativa pur in presenza di una sentenza della Corte Costituzionale. Ci sono pazienti che soffrono e hanno diritto a risposte certe in tempi adeguati. È una battaglia di civiltà”.

Un progetto o una visione per il Veneto dei prossimi anni?

“Il Veneto è un incubatore di innovazione in moltissimi ambiti: dalle infrastrutture ai trasporti, dall’energia alla sostenibilità. È una delle regioni leader nella space economy, nell’informatica, nella sanità. Tutto questo crea un patrimonio ineguagliabile che è solida base per ulteriori sviluppi futuri della terra che si è già confermata la culla di una rivoluzione per la modernizzazione di tutto il Paese”.

Senza Zaia presidente la questione autonomia regionale potrebbe subire una frenata?

“L’autonomia differenziata o si farò per scelta o si farà per necessità. Ma possiamo anche guardare il punto a cui siamo già arrivati. Abbiamo firmato con il Governo una preintesa in quattro materie non Lep: sanità, Protezione civile, professioni, previdenza integrativa e complementare. È un atto storico perché è la base concreta su cui andare agli accordi definitivi con lo Stato. Come ha detto il ministro Calderoli, chi si ostina a condannare l’autonomia, una volta che avrà letto bene il testo dell’intesa vorrà essere della partita”.

Per mesi ha tenuto banco il tema del terzo mandato, è ancora convinto che sarebbe stato giusto lasciare la decisione agli elettori?

“Si sente ripetere che non è ammesso il terzo mandato per non favorire accentramenti di potere. Trovo che sia un’offesa per i cittadini che eleggono i sindaci e i governatori. Sono le uniche cariche nelle istituzioni per le quali è precluso un terzo mandato, proprio quelle che passano per il giudizio dell’elezione diretta. Sono convinto che a lasciare decidere i cittadini non si sbaglia mai”.

Dopo le Olimpiadi quale altra iniziativa di respiro internazionale e globale potrebbe servire al Veneto?

“Con le Olimpiadi abbiamo tracciato una via. La comunicazione della bellezza di una terra, delle capacità organizzative dei suoi cittadini, della cultura che è in grado di tramandare e offrire sarà sempre più legata alla capacità di ospitare grandi eventi come questo. Pensiamo a cosa significano le Olimpiadi oltre lo sport: milioni di telespettatori vedranno le nostre montagne, i nostri impianti sportivi, i nostri centri turistici. A migliaia verranno di persona a seguire le gare e saranno nel mondo testimoni della nostra bellezza. Per le nostre terre alte è un segno di rinascita ma anche per tutta la Regione. Ne sono estremamente orgoglioso rivendicando che tutto nasce da una mia idea. È stata presa da molti come una trovata estemporanea ma, invece, è un modello di visione futura”.

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