VOCE
politica
01.12.2025 - 22:00
Valeria Mantovan blindata nella giunta regionale; Luca Zaia al bivio tra Roma e Venezia, e politica polesana in attesa di capire se l’ormai ex governatore sarà il nostro nuovo deputato o se bisognerà trovare, e in fretta, i candidati per le suppletive della Camera. Sullo sfondo, il subbuglio interno a FdI e la questione dell’assessore mancante a palazzo Nodari rimasta (ancora) senza una soluzione. E all’orizzonte un’altra partita non di poco conto: quello per il nuovo presidente della Provincia, con il mandato di Enrico Ferrarese che scadrà il prossimo 19 dicembre.
E’ questa la fotografia del quadro politico polesano, a otto giorni dal voto regionale. Riavvolgiamo il nastro e partiamo proprio da qui: è attesa per giovedì la proclamazione degli eletti da parte della Corte d’Appello di Venezia. Per il Polesine, si tratta - senza dubbio - di Cristiano Corazzari per la Lega e Valeria Mantovan per FdI. Tra martedì 9 e mercoledì 10 la prima seduta d’aula, ed entro la settimana la nomina della giunta da parte di Alberto Stefani: la conferma di Valeria Mantovan (forse proprio allo stesso assessorato, quello a lavoro e istruzione) appare solo una formalità. In quel caso, al suo posto in aula per FdI entrerà Fabio Benetti.
Dal giorno della proclamazione (giovedì), poi, Stefani avrà 30 giorni per scegliere se fare il presidente del Veneto o il deputato. Scelta scontata: a dimissioni dalla Camera depositate, le elezioni suppletive si dovranno svolgere entro 90 giorni. Dunque, di fatto, entro il mese di marzo. Al voto, tutto il Polesine più 35 Comuni della Bassa Padovana, per poco più di 360mila abitanti (poco più del 60% polesani). Il candidato naturale a prendere il posto di Stefani a Montecitorio era Luca Zaia.
Questo prima del voto. Ora, forte anche di un consenso da record, Zaia accarezza la possibilità di un futuro ancora tutto veneto. Presidente del consiglio regionale subito, incarico istituzionale di rilievo, poi - a primavera - il salto verso Ca’ Farsetti, “casa” del sindaco di Venezia. Quale sarà la sua scelta, tra la candidatura in Polesine per Roma o quella in laguna, ancora non è dato sapere. “Solo Zaia sa cosa farà Zaia”, ha detto più di una volta.
Se dovesse candidarsi alle suppletive polesane, per il centrosinistra sarà un guaio serio trovare un candidato che voglia andare contro Mister 203mila preferenze. Senza Zaia, il quadro cambierebbe. Intanto, il centrodestra dovrebbe trovare un candidato: unica certezza, esprimere il nome spetterebbe alla Lega, visto che si tratta di sostituire un parlamentare leghista. Laura Cestari, rimasta fuori dal consiglio regionale nonostante 3.803 preferenze, potrebbe essere uno dei nomi in rosa; totalmente esclusa, invece, una candidatura di Cristiano Corazzari, deciso a onorare l’impegno in Regione. Ma non è detto che, alla fine, la scelta non possa ricadere su un candidato della Bassa Padovana, o addirittura di fuori collegio (come del resto era Stefani). Con un quadro del genere, il centrosinistra potrebbe puntare su un candidato del territorio: esclusa, però, la corsa dei candidati in Regione di dieci giorni fa, cioè Angelo Zanellato e Nicola Zanca.
Capitolo FdI: potrebbe presto cambiare il coordinatore regionale. Luca De Carlo, infatti, pagherebbe la battuta d’arresto del partito, sceso, in Veneto, sotto il 20%. Al suo posto, il nome più accreditato - nonché “di garanzia” tra le varie correnti interne - è quello del senatore veneziano Raffaele Speranzon, estraneo alle divisioni interne e collegato direttamente alla premier Meloni. A Rovigo, intanto, FdI resta ancora senza un assessore: fallito il blitz pre-elettorale per “promuovere” Renato Campanile, difficile prevedere che si possa arrivare, in tempi brevi, a una confluenza unitaria su un unico nome da proporre al sindaco. All’orizzonte, tra l’altro, c’è l’ingresso in consiglio di Cristina Folchini, al posto di Fabio Benetti diretto a Venezia.
E siamo al capitolo elezioni provinciali. Il mandato del presidente Enrico Ferrarese scadrà tra 17 giorni, poi ci saranno 90 giorni di tempo per celebrare le elezioni. Entro il 19 marzo insomma, periodo, però, di suppletive per la Camera. A palazzo Celio gli atti per la convocazione degli elettori (sindaci e consiglieri comunali dei 50 Comuni) sono pronti: si attende solo il via libera dell’Upi, ma proprio in queste ore molte Province (da Pavia a Massa, da L’Aquila a Imperia) hanno già fissato il voto per la terza settimana di dicembre. Bocce ferme sul fronte candidature (riservate ai soli sindaci): e se fino a poche settimane fa un bis di Ferrarese era dato come impossibile l’exploit della Lega alla Regionali ha riaperto le porte a questa ipotesi, dato anche il basso numero di primi cittadini in quota FdI. Attenzione, però, a Forza Italia che può schierare sindaci di peso (Badia, Lendinara, Taglio di Po, Castelmassa, Fiesso). Partita difficile per il centrosinistra che senza Rovigo e Adria (i cui voti pesano di più) dovrebbe sperare in una divisione nel campo avverso per poter conquistare la Provincia.
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