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L’EMERGENZA

Morto al freddo: “Temiamo possa accadere ancora”

L'assessore Nadja Bala: "Siamo gli unici ad avere un asilo notturno. Ma c’è chi rifiuta ogni aiuto”

Morto di freddo: “Temiamo possa accadere ancora”

Servizi sociali attivi, “siamo gli unici ad avere un asilo notturno. Ma c’è chi rifiuta ogni aiuto”

 E adesso, il timore è che possa accadere ad altri. La morte del senzatetto di origine spagnola, che si faceva chiamare Astun, ha scosso la città. E il pensiero va subito alle altre tre persone che, come lui, vivono per strada, rifiutando ogni tipo d’aiuto. “La paura che possa succedere ad altri c’è”, ammette l’assessore ai servizi sociali Nadja Bala.

La morte dell’uomo, di mezza età, è comunque “riconducibile al suo stato di salute” - fanno sapere fonti ufficiali - e dunque si tratta di una morte naturale, ma, certo, una vita passata per strada e all’addiaccio ne ha minato la condizione. E le temperature rigide di questi giorni rendono le notti passate in strada ad alto rischio, specie per persone che “non vogliono nessun genere di aiuto, al punto da rifiutare persino una coperta. Spero che quanto accaduto li spinga a riflettere, anche se ho paura che ciò non accadrà: parliamo di persone che fanno i conti anche con patologie psichiche”.

Ed è anche su questo fronte che i servizi sociali del Comune si stanno muovendo: era stato varato già oltre un mese fa, infatti, un tavolo di confronto con il Centro di salute mentale per capire come affrontare il problema. Va detto, però, che di fronte a un rifiuto della persona direttamente interessata anche la stessa struttura sanitaria non può intervenire, né sussistono i requisiti per disporre un trattamento obbligatorio. Astun, sottolinea più di qualcuno, “non ha mai creato problemi di alcun tipo”, così come, del resto, gli altri tre casi finiti, già da qualche tempo, sotto la lente di ingrandimento. Si tratta, in particolare, di un uomo di età avanzata, cittadino straniero, volto noto da anni in città; di una donna, di origini polacche; e dell’ormai famoso ragazzo senza un nome, di cui si è recentemente occupata anche la trasmissione tv “Chi l’ha visto?” senza però riuscire a dargli un’identità, una volta tramontata anche la pista che portava in Olanda. Quest’ultimo, “recentemente ha accettato almeno che gli consegnassimo un paio di scarpe”, riferisce ancora l’assessore Bala, ma tutti e tre, più in generale, preferiscono restare al di fuori delle strutture e continuare a condurre la propria vita in strada, rifiutando persino l’ospitalità dell’asilo notturno.

E dire - come rivendica ancora una volta Nadja Bala - che il Comune di Rovigo è l’unico in Polesine ad avere il servizio di asilo notturno con tanto di mensa, ma anche un progetto di co-housing, uno sportello “Abitare” e persino un appartamento dedicato alle donne senza fissa dimora, che accoglie attualmente quattro persone. Un servizio, quest’ultimo, che nel tempo ha aperto le porte anche a donne che, a pochi anni dalla pensione, avevano perso il lavoro trovandosi sole e in mezzo a una strada.

E poi, ci sono gli educatori che ogni sera battono le strade per portare aiuto a chi “sfugge” dalla rete. “I nostri operatori sono eccezionali”, li loda la Bala. Un lampo di luce che illumina le notti più buie; nella speranza che quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato possa non succedere mai più, né a Rovigo né altrove.

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