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PINCARA

Qui le donne fanno la differenza

Il sindaco Bellini: “Gran parte delle attività gestita da imprenditrici. Noi sentinelle del territorio”

Qui le donne fanno la differenza

Nel cuore dell’Alto Polesine, Pincara è uno di quei comuni che conservano l’anima autentica della provincia veneta: mille abitanti, relazioni strette, una dimensione che permette di vedere da vicino i problemi, ma anche il valore di una comunità che sa unirsi.

Il sindaco Giustiliano Bellini guida il paese da un anno e mezzo e racconta cosa significhi amministrare un territorio piccolo ma ricco di energie, soprattutto femminili.

Che cosa significa essere sindaco di un comune di appena mille abitanti?

“E’ una domanda che mi viene rivolta spesso, e io rispondo sempre che essere sindaco di Pincara è stimolante e gratificante. Ogni giorno c’è qualcosa da affrontare e questo ti dà energia. E’ un paese piccolo, compatto, quasi uno scrigno, dove tutto si concentra in poche centinaia di metri: attività, servizi, luoghi di incontro. E’ un ambiente vivo, e questo rende il ruolo del sindaco impegnativo ma anche profondamente soddisfacente”.

Come descriverebbe gli abitanti di Pincara?

“Sono cittadini attivi, partecipi, con un forte senso di comunità. E c’è una caratteristica che mi rende particolarmente orgoglioso: Pincara è un paese al femminile. L’80% delle attività commerciali è gestito da donne. Anche nel volontariato la presenza femminile è determinante: molti gruppi sono presieduti o coordinati da donne. Questo dà al paese una sensibilità speciale, una capacità organizzativa e una forza che si sente in ogni iniziativa”.

Quali sono le difficoltà quotidiane di un sindaco di un piccolo comune?

“Ogni mattina varco la porta del municipio sapendo che ci sarà un problema da affrontare. I piccoli comuni non sono esenti da sfide, anzi: risorse limitate, burocrazia, esigenze dei cittadini. Però il mio passato da libero professionista mi ha insegnato quanto sia fondamentale lavorare in squadra. Giunta, consiglieri e dipendenti comunali per me sono un team. Così si evita di sentirsi schiacciati e si riesce a trovare soluzioni anche ai problemi più complessi”.

Nel Polesine si discute spesso del frazionamento dei paesi. Lei anni fa sostenne la proposta di creare “Civitanova Polesine”. Perché?

“Sì, fui favorevole a quel progetto. L’idea era unire più comuni in un’unica realtà da circa 11mila abitanti. Nel 2014 andammo a referendum, ma purtroppo la proposta non passò. Le obiezioni riguardavano il rischio di creare periferie o di penalizzare i centri più piccoli. Io continuo a credere che sarebbe stata un’occasione: avremmo potuto ottimizzare servizi, progetti, risorse. Ma rispetto la decisione dei cittadini: i paesi sono comunità con identità profonde e ogni passo va condiviso”.

Qual è, a livello regionale, il peso politico dei piccoli comuni?

“I piccoli comuni hanno un peso molto più grande di quanto si pensi. Sono il primo luogo in cui si forma il consenso, perché il rapporto tra amministratori e cittadini è diretto, quotidiano, concreto. In Veneto, dove le grandi città influenzano le dinamiche regionali, realtà come Pincara restano laboratori politici fondamentali: qui si colgono per primi gli umori del territorio. Il Polesine lo dimostra da anni. Inoltre i sindaci dei piccoli paesi, proprio perché vicini ai problemi reali, diventano punti di riferimento per interpretare le esigenze locali e portarle ai tavoli regionali. In un momento di sfiducia verso i grandi partiti, la politica che nasce nei paesi può ancora orientare gli equilibri del Veneto”.

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