La vicenda dei presunti dieci decessi pediatrici attribuiti ai vaccini contro il Covid nasce da una comunicazione interna dell’FDA priva di dati verificabili, analisi strutturate e criteri scientifici. Il documento, una mail firmata da Vinay Prasad, direttore del Center for Biologics Evaluation and Research, ha scatenato un acceso dibattito all’interno dell’agenzia e tra gli esperti esterni, mettendo in luce l’assenza di qualunque informazione utile a sostenere la narrazione diffusa successivamente sui media.
Secondo quanto riportato nella nota, la stima si baserebbe su un’analisi non pubblica dei report VAERS, un sistema di segnalazione che raccoglie comunicazioni spontanee, non verificate e spesso incomplete. Il riferimento metodologico sarebbe il lavoro della consulente Tracy Beth Høeg, che avrebbe esaminato 96 segnalazioni di decessi pediatrici registrati tra il 2021 e il 2024. Una ricostruzione che presenta lacune evidenti: nel documento non compaiono età, condizioni cliniche, tempi intercorsi tra vaccinazione e decesso, né riscontri autoptici. Non vi è traccia dei vaccini presumibilmente coinvolti e, soprattutto, non esiste alcuna pubblicazione scientifica che supporti l’ipotesi di causalità.
Il tono della nota di Prasad ha contribuito a creare ulteriore tensione. Dopo aver dichiarato di essere aperto al confronto, il direttore del CBER conclude invitando chi non condivide i suoi “principi fondamentali e operativi” a inoltrare le proprie dimissioni. Una chiusura percepita come intimidatoria, all’interno di un’agenzia che dovrebbe fondare il proprio lavoro sul dibattito tecnico e sulla trasparenza.
Gli esperti non hanno nascosto le criticità. La docente di diritto Dorit Reiss e il vaccinologo Paul Offit sottolineano come non sia possibile trarre conclusioni da un’analisi non pubblica e priva dei requisiti minimi di scientificità. Offit ricorda che attribuire un decesso a un vaccino richiede autopsie, esami clinici approfonditi e la valutazione di tutte le ipotesi alternative. Anche Kathryn Edwards, figura di riferimento nella ricerca sui vaccini, ribadisce che senza elementi di questo tipo ogni affermazione resta priva di fondamento.
Il predecessore di Prasad, Peter Marks, ha definito il memo “politicizzato”, evidenziando la complessità dei casi pediatrici e la difficoltà di stabilire relazioni causali. Un punto essenziale, soprattutto alla luce delle evidenze scientifiche raccolte negli ultimi anni: la miocardite, indicata da Prasad come possibile nesso causale, risulta estremamente rara dopo la vaccinazione e più frequente in seguito all’infezione da Covid-19.
Il percorso che ha portato alla nota interna ha radici nei mesi precedenti. Durante l’estate, Høeg aveva tentato di individuare prove della presunta letalità dei vaccini, arrivando inizialmente a sostenere l’esistenza di 25 decessi pediatrici. Una cifra successivamente ridotta, senza spiegazioni, ai “10” evocati nel memo. Secondo la virologa Angela Rasmussen, la selezione dei casi sarebbe stata arbitraria e non accompagnata da dati verificabili.
La vicenda mette nuovamente in discussione l’uso improprio del VAERS. Il sistema accetta segnalazioni da chiunque e non stabilisce nessi causali. È considerato uno strumento di allerta preliminare, non una base per conclusioni definitive. La sua vulnerabilità è nota: in passato un medico riuscì persino a far approvare un finto report in cui affermava di essersi trasformato nell’“Incredibile Hulk” dopo un vaccino antinfluenzale, a dimostrazione della necessità di verifiche rigorose.
Il ruolo di Prasad negli ultimi anni contribuisce a spiegare le reazioni suscitate dal memo. Il direttore del CBER è noto per posizioni controverse su pandemia e vaccinazioni, inclusi paragoni impropri con il Terzo Reich e critiche alle politiche sanitarie rivolte ai minori. La sua traiettoria all’interno dell’FDA è stata segnata da sostegni politici, rimozioni e successivi reintegri durante l’amministrazione Trump, con dinamiche mai del tutto chiarite.
Anche Høeg, al centro dell’analisi discussa, porta con sé un profilo che divide. Pur avendo un dottorato in epidemiologia, la sua formazione clinica è distante dalla vaccinologia e dagli studi sulle malattie infettive. Diversi specialisti hanno espresso dubbi sulla possibilità che un’indagine così complessa possa essere stata condotta senza il supporto di un team multidisciplinare.
Sul piano politico, la controversia si intreccia con le critiche dell’amministrazione Trump ai processi di approvazione dei vaccini Covid. Una posizione che ignora un dato storico: l’accelerazione che portò alla produzione dei vaccini nel 2020 fu voluta proprio dall’allora governo Trump attraverso Operation Warp Speed, che snellì le procedure burocratiche per fronteggiare l’emergenza sanitaria.