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Vaccini contro il cancro: Ue accelera

La frenata dei finanziamenti americani apre nuovi spazi di leadership

Vaccini contro il cancro: Ue accelera

La ricerca oncologica è oggi il motore più dinamico nello sviluppo delle tecnologie a mRNA, con oltre 230 studi clinici dedicati a nuovi vaccini terapeutici contro una ventina di tipi di tumore, dal melanoma ai carcinomi del polmone, della prostata, del pancreas e del seno. Una crescita che supera di gran lunga quella osservata nelle malattie infettive, ferme a circa 120 trial, e che però rischia di subire una brusca decelerazione a causa delle scelte politiche di Washington. Nei primi tre mesi del 2025, l’amministrazione Trump ha tagliato del 31% i fondi del National Cancer Institute, annunciando inoltre lo stop a 22 progetti focalizzati sull’mRNA, per un valore complessivo di 500 milioni di dollari. Una decisione che mette in discussione la traiettoria di una tecnologia ritenuta da molti una delle più promettenti del decennio.

In questo scenario, l’Europa — e l’Italia in particolare — si ritrovano davanti a un’occasione inattesa. Secondo Paolo Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma Onlus e direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma dell’Istituto Pascale, il rallentamento americano apre una finestra strategica: potenziare gli investimenti, valorizzare le competenze già radicate e candidare il Vecchio Continente a diventare un nuovo hub globale per l’innovazione su mRNA.

La familiarità del grande pubblico con questi vaccini risale alla pandemia di Covid-19, quando vennero impiegati in versione preventiva. Nel campo oncologico il principio è diverso: si parla di vaccini terapeutici che “allenano” il sistema immunitario a riconoscere specifici antigeni tumorali, assenti nelle cellule sane. L’obiettivo è evitare le recidive dopo l’intervento chirurgico e colpire in modo selettivo le cellule maligne.

Tra i progetti più avanzati spicca il vaccino mRNA contro il melanoma, ora nelle fasi conclusive dello studio clinico di fase III. I dati preliminari indicano che, in combinazione con il pembrolizumab, può migliorare significativamente la sopravvivenza dopo la resezione del tumore. Attese elevate anche per il trial di fase III dedicato al cancro del polmone, mentre uno studio di fase II sul tumore del pancreas — documentato su Nature — ha mostrato come un vaccino personalizzato possa ridurre il rischio di recidiva in pazienti operati, con un follow-up di tre anni. Nel frattempo il Regno Unito ha avviato la sperimentazione di un vaccino mRNA personalizzato contro il cancro del colon-retto.

L’attenzione della ricerca si concentra anche su modalità più semplici ed economiche di somministrazione. Le terapie sottocutanee con nivolumab, già validate in termini di efficacia, puntano a ridurre il carico per i pazienti, mantenendo comunque la supervisione clinica. Parallelamente, prende forma il primo vaccino “fisso”, meno costoso dei prodotti personalizzati: BNT111, sviluppato per colpire quattro antigeni tipici dei melanomi, ha mostrato un raddoppio del tasso di risposta nei pazienti con malattia avanzata e resistente a più terapie, sia in monoterapia sia in combinazione con l’immunoterapia.

Un altro fronte di avanzamento riguarda le T-cell engagers, molecole capaci di mettere in contatto diretto le cellule T con il bersaglio tumorale. Una strategia già efficace in alcune neoplasie del sangue e nel melanoma uveale, ora oggetto di studi anche nei tumori solidi.

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