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adria
06.12.2025 - 08:00
Trecentomila euro per chiudere il contenzioso con “Adria Nuoto”. Nel consiglio comunale di giovedì scorso è tornata la delibera sul contenzioso legato al fallimento di Adria Nuoto, già ritirata il 27 novembre.
L’assessore Giorgio Crepaldi ha aperto il dibattito ricordando che il contenzioso con Adria Nuoto nasce con la convenzione del 1988, quando il Comune accettò di sostenere il 70% delle utenze per garantire il funzionamento dell’impianto: “Una scelta che allora aveva senso, ma che nel tempo ha perso equilibrio”. Ripercorre le modifiche susseguitesi fino al fallimento del 2021, quando il curatore ha richiesto al Comune tre poste di credito per un totale di 579mila euro, “che con gli interessi possono arrivare a un milione”. Nel processo la domanda del fallimento “si è ampliata fino a sfiorare i due milioni”.
Da qui la proposta transattiva, concordata tra tecnici delle parti: “Chiudere a 300mila euro omnia. E’ una scelta complessa, ma necessaria per evitare colpi devastanti al bilancio. Serve coraggio nell’interesse dell’ente”. Il primo a replicare è stato Giorgio Zanellato (Pd), che ha puntato sulle incongruenze amministrative: “La delibera portata oggi (giovedì, ndr) non è la stessa del 27 novembre, e non è un refuso. Prima si diceva che lo stanziamento sarebbe stato collocato, ora che è già collocato. Come si porta un atto in aula e lo si cambia dopo?”. Per il consigliere il nodo politico è un altro: “Se era così evidente che le utenze andavano pagate, perché non lo si è fatto anni fa? Ora paghiamo perché non c’è alternativa, ma una parte di questa responsabilità ricade su chi ha governato dal 2009 in poi”.
Molto duro l’intervento di Enrico Bonato (Ibc), che ha contestato l’idea che la delibera sia un atto solo tecnico: “Questa è politica pura. I documenti mostrano che l’avvocato Tosi ha chiesto di chiamare in causa il dirigente dell’epoca, e il sindaco di oggi era lo stesso di allora”. Per Bonato ogni scelta deve essere accompagnata da un passaggio doveroso: “Il Comune deve inoltrare gli atti alla Corte dei conti per individuare eventuali responsabilità. E’ un dovere verso i cittadini”. Ha aggiunto che “chi oggi propone la conciliazione sono gli stessi che anni fa hanno prodotto costi legali rilevanti, o si sbagliava allora o si sbaglia ora”.
Il vicesindaco Federico Simoni ha replicato chiamando in causa la precedente amministrazione: “Le diffide di Adria Nuoto arrivavano già nel 2018. L’allora sindaco, a fine mandato, ha lasciato la questione in un cassetto, ci avete dormito sopra per cinque anni”. Ha ricordato inoltre che il bilancio della società comprendeva anche impianti fuori comune: “Non decidere oggi significa assumersi una responsabilità pesantissima”.
Più sfumato l’intervento di Lamberto Cavallari, che ha riconosciuto la necessità di una soluzione ma non condivide la strada scelta: “Sostenere questa proposta è un diritto della maggioranza, ma non ho certezze sufficienti per votarla”. Ha poi sottolineato la qualità della gestione di Adria Nuoto: “Allora la piscina era curata e ben amministrata, va riconosciuto”. Ha aggiunto che “la struttura è oggi in condizioni difficili e prima o poi serviranno investimenti importanti”.
A chiudere il sindaco Massimo Barbujani con un tono più conciliante: “Siamo tutti dispiaciuti per il fallimento. Adria Nuoto era una gestione familiare, seria, sempre disponibile. Ma oggi è interesse di tutti chiudere questa partita e guardare avanti”. Ibc, Zanellato, Ceccarello e Cavallari hanno abbandonato l’aula senza esprimere voto. La delibera è passata all’unanimità dei presenti, cioè la sola maggioranza.
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