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Oltre 500 imprese a rischio usura

In Polesine incremento del 13,4%, l’ottavo a livello nazionale. In 13 anni crollo prestiti: meno 452 milioni

Oltre 500 imprese a rischio usura

In Polesine incremento del 13,4%, l’ottavo a livello nazionale. In 13 anni crollo prestiti: meno 452 milioni

In Polesine aumenta il pericolo usura per molte imprese e famiglie. Si avvicinano le festività natalizie e, come ogni anno, aumenta il rischio di usura. Nelle settimane che precedono il 25 dicembre, infatti, molte famiglie italiane ricorrono al credito al consumo (prestiti personali, dilazioni di pagamento, e rateizzazioni), per far fronte alle spese legate ai regali e ai consumi natalizi. L’incremento delle spese coinvolge anche gli artigiani e i piccoli commercianti che, a differenza dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, non dispongono né di entrate certe né della tredicesima. In altre parole, le festività generano pressioni sociali - regali, cene, doni e impegni percepiti spesso come “necessari”, anche a chi si trova in difficoltà economiche. Tale situazione induce molte persone a ricorrere a prestiti per non deludere le aspettative, determinando un aumento dell’accesso al credito che frequentemente assume anche forme illegali. A dirlo è l’Ufficio studi della Cgia.

In Polesine In provincia di Rovigo sono aumentate le imprese con insolvenze e quindi in pericolo di finire nella rete dell’usura. Al 30 giugno 2025 le imprese polesane con sofferenze erano 524, 62 in più rispetto all’anno prima. Una crescita del 13,4%, l’incremento percentuale maggiore a livello regionale. E l’ottavo a livello nazionale. In Veneto a Padova il rischio è cresciuto dell’11,2% (17esimo posto nazionale e 1.850 imprese con sofferenze). Poi Verona con più 4,2% (45esimo posto e 1.658 imprese con sofferenze). Chiude la graduatoria regionale Vicenza (meno 0,1%, 79esimo posto e 1.637 imprese a rischio).

Gli impieghi bancari alle imprese polesane sono stati 521 milioni di euro al settembre 2025. Un prima sono stati 557 milioni. Nel 2012 furono 883 milioni. In 13 anni un caldo del 46% e di 452 milioni di euro. In un anno, invece, la flessione è stata del 4,7% e di ben 22 milioni di euro.

Aziende insolventi Se nel periodo natalizio il rischio usura tende ad aumentare anche per le piccole attività economiche, i dati relativi alle insolvenze ci evidenziano un altro grosso problema: la mancanza di liquidità che attanaglia molti piccoli imprenditori. Dopo la contrazione registrata nel periodo Covid, da due anni a questa parte le aziende con sofferenze sono tornate a crescere. Al 30 giugno 2025 il numero complessivo in Veneto ha toccato le 8.585 unità (+4,8 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024). Tra tutte le regioni del Nord Italia, solo la Valle d’Aosta ha registrato una crescita percentuale superiore alla nostra. Questa platea di cattivi pagatori è costituita in massima parte da lavoratori autonomi, artigiani, esercenti, commercianti o piccoli imprenditori che sono “scivolati” nell’area dell’insolvenza e, conseguentemente, sono stati segnalati dagli intermediari finanziari alla Centrale dei rischi della Banca d’Italia. Questa “classificazione” impedisce a questi operatori economici di accedere a un nuovo prestito.

In Veneto A livello provinciale, il numero più elevato di imprese segnalate come insolventi si concentra a Padova. Al 30 giugno scorso lo stock ammontava a 1.850 unità. Subito dopo scorgiamo Verona con 1.658, Vicenza con 1.637 e Treviso con 1.447. Rispetto a 12 mesi prima, la variazione di crescita in termini percentuali ha interessato, in particolare, Rovigo con il +13,4 per cento di imprese con sofferenze e Padova con il +11,2.

La lista nera Chi finisce nella black list della Centrale dei rischi difficilmente può beneficiare di alcun aiuto economico dal sistema bancario, rischiando, molto più degli altri, di chiudere o, peggio ancora, di finire tra le braccia degli usurai. Per evitare che questa criticità si diffonda, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del “Fondo di prevenzione dell’usura”. Strumento in grado di costituire l’unico valido aiuto a chi si trova in questa situazione di vulnerabilità. È bene ricordare che gli imprenditori che vengono segnalati alla Centrale rischi della Banca d’Italia non sempre lo devono a una cattiva gestione finanziaria della propria azienda. In moltissimi casi, questa situazione si verifica a seguito dell’impossibilità da parte di molti piccoli imprenditori di riscuotere con regolarità i pagamenti dei propri committenti o per essere “caduti” in un fallimento che ha coinvolto proprio questi ultimi.

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