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Agricoltura in braccia immigrate

I dati di Confagricoltura

Agricoltura in braccia immigrate

“Nel Polesine l’agricoltura occupa lavoratori dipendenti per 420mila giornate lavoro, il 75% dei quali a tempo determinato, con un numero di giornate lavorative molto variabile. Stimiamo che un 13% sia rappresentato da lavoratori provenienti da Paesi al di fuori dell’Unione Europea, soprattutto di nazionalità marocchina, indiana, albanese, nigeriana, tunisina e senegalese, mentre circa un 7% sia costituito da cittadini europei soprattutto di nazionalità rumena, polacca e bulgara”. A sottolinearlo è Lauro Ballani, presidente di Confagricoltura Rovigo, che “accoglie con soddisfazione le novità introdotte dalla legge di conversione del Decreto flussi, che ha recepito anche alcune proposte di Confagricoltura. Il testo è stato approvato in via definitiva in Senato e stabilisce ogni anno le quote di ingresso dei cittadini stranieri non comunitari per lavoro subordinato, stagionale e autonomo”.

In particolare, spiega Ballani, viene salutato positivamente “l’allungamento del termine sia per la conferma dell’interesse ad assumere da parte del datore di lavoro, che passa da 7 a 15 giorni, sia per la sottoscrizione del contratto di soggiorno, che sale da 8 a 15 giorni dall’ingresso in Italia. In entrambi i casi le nuove scadenze evitano il rischio, che si è verificato spesso negli scorsi anni, di compromettere l’iter di ingresso e di assunzione del lavoratore a causa dell’esiguità dei giorni a disposizione per le procedure”.

Il fatto è che, più di altri settori, “l’agricoltura polesana - rimarca ancora il presidente di Confagricoltura Rovigo - sta soffrendo una carenza cronica di lavoratori, sia specializzati che comuni. Particolarmente critico è il reperimento della manodopera necessaria alle operazioni di raccolta, di potatura e di altre attività stagionali presenti anche negli allevamenti, per le quali è necessario un apporto di lavoro consistente per periodi più o meno limitati. E’ soprattutto in questi contesti, dove non è semplice reperire i lavoratori necessari, che possono insediarsi gravi irregolarità e casi di sfruttamento. Confagricoltura, per le aziende associate, ha avviato un lavoro importante per avvicinare domanda e offerta di lavoro e per rendere sempre più trasparente e sostenibile il lavoro in appalto”.

Sulla manodopera straniera rimangono, però, ancora alcuni ostacoli da affrontare, a partire dal click day, molto contestato a causa di intoppi e disguidi delle piattaforme informatiche. “La nostra proposta è di abolirlo - spiega Ballani - e avviare, invece, una sorta di prenotazione sempre aperta con il ministero dell’Interno, con impegno su tempi e produzioni, in modo da garantire certezze sul fabbisogno effettivo di lavoratori e un reale controllo della domanda”.

Un aiuto concreto può arrivare anche dalla Regione, tramite Veneto Lavoro. “Venezia può favorire il confronto con le istituzioni locali che governano l’immigrazione regolare, dalle Prefetture agli uffici provinciali della Direzione lavoro - conclude il presidente - Vanno infatti ridotti i tempi di entrata dei lavoratori extracomunitari che hanno ricevuto il nulla osta, in quanto ora sono assolutamente incompatibili con le necessità delle aziende. I lavoratori immigrati vanno, inoltre, accompagnati con un percorso di formazione e di integrazione, affinché si possa consolidare il rapporto di lavoro. Infine, alla Regione si chiede di agevolare con norme edilizie appropriate la costruzione di alloggi per i lavoratori, privilegiando l’adeguamento delle strutture aziendali esistenti”.

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