VOCE
lo studio
08.12.2025 - 19:30
In Polesine sempre più imprese parlano anche lingue straniere. Nel 2024 si contano 2.352 imprese straniere in provincia di Rovigo, pari al 10,6% del totale. Una quota in linea con la media regionale, ma la dinamica rispetto al 2019 evidenzia un quadro bifronte: La variazione complessiva (-0,2% di sostanziale stabilità), si deve al boom dell’agricoltura, che registra un incremento del +75,3%, portando il settore a rappresentare quasi il 12% di tutte le imprese straniere. È un dato che riflette la strutturale dipendenza del comparto dalla presenza straniera, non solo come manodopera ma sempre più anche come imprenditorialità. Tra i settori che vedono un incremento ci sono le attività finanziarie, assicurative e immobiliari (+65,9%), le attività professionali, scientifiche e tecniche (+27,3%), le altre attività di servizi (+40,3%), pur su numeri assoluti limitati, indicano un graduale ingresso in settori qualificati o ad elevata autonomia professionale.
Dall’altro lato si osservano significativi arretramenti in settori storicamente caratterizzati da forte presenza straniera: attività manifatturiere (-15,5%); noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese (-13,5%); Commercio (-10,9%). Questi numeri segnalano criticità strutturali del tessuto produttivo rodigino e un possibile spostamento della piccola imprenditoria straniera verso attività più resilienti o verso territori vicini con mercati più dinamici.
2025 Nel primo semestre 2025 le assunzioni di lavoratori stranieri sono 7.195, pari al 36% del totale delle assunzioni. È una quota molto alta, superiore alla media regionale, e rivela quanto il mercato del lavoro rodigino dipenda dalla componente straniera. Le cessazioni sono 6.655 (38%), e il tasso di sviluppo risulta +31,6 per mille, segnalando un saldo ancora positivo, ma con divari territoriali molto marcati. Adria presenta un saldo fortemente positivo (71,5%), segnale di forte domanda e ampliamento dell’occupazione straniera. Rovigo registra un valore positivo più moderato (35,4%). Badia Polesine mostra invece un segno negativo (–2,9%), unica area in cui le cessazioni superano le assunzioni. Questa polarizzazione evidenzia come la domanda di lavoro straniero sia fortemente concentrata in alcune aree, mentre altre vivono una fase di contrazione.
Il confronto Rispetto al 2024, le assunzioni straniere calano del -2,4%, mentre quelle italiane diminuiscono molto di più (-9,6%). Le cessazioni straniere, invece, crescono considerevolmente (+17,3%), a fronte di un calo marcato per gli italiani. Questo doppio movimento (leggera flessione delle assunzioni e forte aumento delle cessazioni) suggerisce una maggiore volatilità occupazionale per i lavoratori stranieri, un mercato che non riduce la domanda, ma registra un tasso di turnover più elevato, una differenziazione crescente tra territori in espansione e territori in contrazione.
I settori La distribuzione settoriale delle assunzioni evidenzia una peculiarità distintiva della provincia di Rovigo: il peso enorme dell’agricoltura, che raccoglie il 45,1% di tutte le assunzioni straniere (oltre 3.200 ingressi). È una percentuale senza paragoni nel Veneto.
Seguono: manifatturiero (13,9%), commercio/tempo libero (9,0%), altri servizi (7,0%), costruzioni (7,5%). L'andamento tendenziale evidenzia: crescite in alimentare, tessile/abbigliamento, legno, costruzioni, logistica; cali molto rilevanti nel metalmeccanico (-28,2%). L’81,6% delle assunzioni avviene con contratti a tempo determinato, quota ancora superiore a quella già elevata osservata in altre province. Il tempo indeterminato cresce (+4,4%), ma resta marginale (9,8%), mentre l’apprendistato è residuale. La somministrazione crolla (-34,4%). Il quadro evidenzia un mercato del lavoro che richiede grande flessibilità e si basa su attività stagionali o cicliche.
Le nazionalità La struttura per nazionalità delle assunzioni mostra una caratteristica unica nel panorama regionale: il 52,4% delle assunzioni riguarda cittadini africani, mentre l’Europa pesa il 22,4%, e l’Asia il 23,6%. Particolarmente rilevante è il peso del Nordafrica, che da solo rappresenta oltre il 44% delle assunzioni totali. Il Marocco è la comunità nettamente prevalente (40,9% del totale provinciale), con una concentrazione impressionante in alcuni Cpi (oltre il 55% ad Adria). L’Asia mostra una presenza crescente, soprattutto: Bangladesh, India, Pakistan, molto presenti nell’industria, nel made in Italy e nei servizi.
L’Europa orientale ha invece un peso minore rispetto alle altre province venete, sebbene la Romania rimanga la principale nazionalità UE (13,8%).
“Questi numeri - dichiara Luca Montagnin, presidente di Cna Padova e Rovigo - segnalano le criticità strutturali del tessuto produttivo rodigino e un possibile spostamento della piccola imprenditoria straniera verso attività più resilienti o verso territori vicini con mercati più dinamici. E se colpisce il dato relativo alla crescita importante dell’imprenditoria straniera in agricoltura, un dato che riflette la strutturale dipendenza del comparto dalla presenza straniera, non solo come manodopera ma sempre più anche come imprenditorialità, non è da sottovalutare neppure la polarizzazione dell’occupazione straniera in alcune aree del rodigino piuttosto che in altre. In Cna registriamo una crescita delle imprese associate, nate e-o condotte, da imprenditori stranieri. Anche in questo contesto l'artigianato si dimostra un settore che riesce ad essere un'opportunità di integrazione e crescita”.
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