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Ue, ok alla stretta sui “Paesi sicuri”

Via libera del Consiglio alla riforma dell’asilo

Ue, ok alla stretta sui “Paesi sicuri”

Il Consiglio dell’Unione europea ha adottato la riforma che ridefinisce il concetto di “Paese terzo sicuro”, offrendo agli Stati membri nuovi margini per dichiarare irricevibili le richieste d’asilo già al momento dell’ingresso. Una decisione che ha diviso le capitali: Spagna, Grecia, Francia e Portogallo hanno votato contro, ma la maggioranza qualificata è stata raggiunta. Il provvedimento è considerato uno snodo sensibile del nuovo Patto su Migrazione e Asilo, poiché amplia le circostanze in cui una domanda può essere respinta senza un esame nel merito. Contestualmente è arrivato anche l’accordo sul Fondo di solidarietà Ue, pensato per riequilibrare gli oneri tra gli Stati.

La riforma stabilisce che il criterio del Paese sicuro potrà essere applicato quando il richiedente abbia un legame con lo Stato terzo, quando vi sia transitato prima dell’arrivo nell’Ue, oppure quando esista un accordo formale che consenta a quel Paese di esaminare la domanda. Restano esclusi i minori non accompagnati. Per chi proviene da un Paese di origine considerato sicuro si prevedono invece procedure accelerate, incluse quelle alle frontiere, sulla base dell’assunto che non vi siano rischi sistematici di persecuzione o violazioni gravi dei diritti umani.

Nel primo elenco comune dei Paesi di origine ritenuti sicuri il Consiglio indica Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Kosovo, Marocco e Tunisia. I Paesi candidati all’adesione sarebbero inclusi automaticamente, salvo situazioni eccezionali come conflitti interni o limitazioni diffuse delle libertà fondamentali. Con l’intesa dei governi si apre ora il confronto finale con il Parlamento europeo, chiamato a definire il testo definitivo.

La nuova cornice normativa consente inoltre di avanzare sul terreno dei return hub, i centri per i rimpatri collocati fuori dal territorio dell’Unione. Il commissario agli Affari interni Magnus Brunner ha sottolineato che la scelta dei Paesi coinvolti spetterà agli Stati membri, ricordando i colloqui già avviati da Paesi Bassi, Germania, Italia e Albania. Il ministro danese per l’Immigrazione Rasmus Stoklund ha parlato di un passo decisivo per “correggere le carenze strutturali del sistema di asilo” e per consentire forme di cooperazione esterna più incisive.

Nella stessa sessione il Consiglio ha dato il via libera anche al Programma europeo per l’industria della difesa (Edip), un piano da 1,5 miliardi tra il 2025 e il 2027 per rafforzare la capacità produttiva e la prontezza militare dell’Unione, con 300 milioni destinati all’Ucraina.

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