VOCE
la voce dei paesi
09.12.2025 - 14:00
Amor Zeri, una vita da amministratore, vede in denatalità e mancanza di lavoro il vero vulnus
In Altopolesine amministrare significa essere presenti, ogni giorno, in ogni dettaglio. A Bagnolo di Po, comune di circa 1200 abitanti, il sindaco Amor Zeri racconta guida una piccola comunità, tra richieste continue, fragilità sociali e una storia amministrativa che dura da decenni.
Quanto è difficile fare il sindaco a Bagnolo di Po?
“Qui, come avete visto nei cinque minuti in cui siamo insieme, c’è sempre qualcuno che arriva a chiedere qualcosa. E’ giusto che ci sia questo rapporto diretto: il cittadino ti vede, entra, bussa e chiede. Siamo a fine anno e c’è chi ha bisogno davvero: contributi, aiuti, pagamento delle bollette. Oggi è giovedì e c’è l’assistente sociale – viene tre volte alla settimana – e quindi il via vai aumenta. E’ un ruolo impegnativo, ma il contatto umano è fondamentale”.
Lei è stato vicesindaco per quattro mandati e sindaco per due. Quali sono le criticità più importanti del paese? Demografia? Lavoro? Immigrazione?
“Sì, la demografia è un problema serio. I giovani se ne vanno, il lavoro è scarso. E poi c’è l’immigrazione, che va gestita con equilibrio. Amministro dal 1975: prima il sindaco veniva eletto dal consiglio comunale, poi la legge è cambiata e si è passati all’elezione diretta. Ho fatto quattro legislature da vicesindaco, ho imparato sul campo, sempre cercando di restare nella realtà senza promettere l’impossibile”.
Lei conosce bene la storia amministrativa del territorio. Quanto pesa questa memoria storica nella sua azione politica?
“Ho visto passare diversi sindaci da Adriano Pollastri a Pietro Caberletti e con loro ho sempre collaborato con lealtà. Poi, una volta andato in pensione nel 2010 – lavoravo all’Ulss 5 come referente del magazzino economale – mi sono messo in prima linea per il mio territorio. Ho fatto una prima legislatura dal 2019 al 2024, poi ho deciso di ricandidarmi perché il programma del 2019 non era ancora completato”.
Nel 2024 è tornata anche la minoranza. E’ un bene per un piccolo comune?
“Credo di sì. Per tre legislature c’era un’unica lista: tutti i candidati entravano automaticamente in Consiglio. Nel 2024 si sono presentate due liste e questa fa crescere, costringe tutti ad essere più attenti, più trasparenti. Ho sempre lavorato così: con disponibilità, presenza e rispetto per ogni opinione. Il vero obiettivo non è vincere un’elezione, ma lasciare un paese migliore di come l’abbiamo trovato”.
Quali sono, oggi, le sfide più urgenti da affrontare a Bagnolo di Po?
“La questione sociale è in cima alla lista. Abbiamo persone sole, famiglie che fanno fatica, cittadini che vengono qui a chiedere un aiuto anche solo per pagare una bolletta. Non possiamo voltare le spalle. Per questo investiamo molto sull’assistente sociale, sui contributi, sulle reti con le associazioni. Poi c’è la sfida demografica: senza giovani, un paese si spegne. Serve lavorare su servizi, qualità della vita e opportunità per trattenere chi vuole restare”.
Cosa significa, in definitiva, fare il sindaco in un piccolo comune?
“Significa esserci. Sempre. Significa prendersi responsabilità, affrontare lamentele, bisogni, richieste continue, ma anche godere della fiducia delle persone. Quando un cittadino ti ferma per strada e ti dice ‘grazie’, allora capisci che ne vale la pena. E’ questo che mi spinge ad andare avanti”.
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