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Il ladro d’occasione incanta il Sociale

Allestimento fra tradizione e modernità con il premio Ferrari. Alla fine pizza e bomboniere in platea

Il ladro d’occasione incanta il Sociale

Allestimento fra tradizione e modernità con il premio Ferrari. Alla fine pizza e bomboniere in platea

La stagione lirica del teatro Sociale di Rovigo ha regalato un’altra primizia questo fine settimana: “L’occasione fa il ladro” (1812) di Gioachino Rossini, in prima assoluta sul palcoscenico rodigino, andata in scena venerdì sera e in replica oggi alle 16. Scritta solo pochi mesi prima dell'exploit de "L'italiana in Algeri" (1813), questa rara “burletta per musica in un atto" è la penultima delle cinque farse che il musicista pesarese presentò al San Moisè, in un felice percorso creativo appena ventenne, tra il 1812 e il 1813. Cambiati i gusti del pubblico, questa deliziosa prova giovanile del grande compositore, è poi stata a lungo trascurata.

A Rovigo è arrivata solo ora in questo nuovo allestimento, fra tradizione e modernità, realizzato nell’ambito del progetto Fucina del teatro Sociale di Rovigo, in coproduzione con il conservatorio Venezze e con il sostegno di Adriatic Lng, che ha regalato al pubblico due ore di leggerezza divertita all’insegna del bel canto.

“L’Occasione fa il ladro ossia il cambio della valigia”, dal libretto di Luigi Prividali, appartiene al grande repertorio del teatro buffo, da Plauto alla commedia all’italiana di Totò e Sordi, basato su equivoci, sostituzioni di oggetti (la valigia) e scambi di persona, sempre risolti nel consolatorio lieto fine. Quello che ha sorpreso è stata la raffinatezza di questa realizzazione, per l’accurata regia di Anna Cuocolo, che ha inteso darvi un’impronta attualizzata pur nel rispetto della tradizione e dell’epoca, tuttavia spostandola alla prima metà del ‘900, come suggeriscono le sobrie ed eleganti linee liberty della scenografia, in delicate atmosfere grigio-verdi con le ambiguità architettoniche, ispirate all’artista olandese Escher, che enfatizzano l’illusione scenica.

Così come gli iconici outfit, tra le “figurine” dei manifesti ottocenteschi e alcuni tratti di Dior. Merito del talentuoso scenografo e costumista Matteo Corsi, vincitore del concorso internazionale Gabbris Ferrari, che ricordiamo nella già riuscita scenografia del “Pigmalione” di un paio d’anni fa. Il risultato è stato uno spettacolo coinvolgente che ha catturato il pubblico, grazie anche all’impeccabile esecuzione delle orchestre del conservatorio Francesco Venezze di Rovigo e della Regionale Filarmonia Veneta, insieme ai brillanti interpreti Enrico Basso, Silvia Ghirardini, Matteo Urbani, Giuseppe De Luca, Anna Pieri, Alex Martini. Con gli omaggi a sorpresa a Napoli: la pizza “vera” impastata sul palcoscenico e le “bomboniere” di aglio polesano Dop con peperoncino distribuite in platea.

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