VOCE
rovigo
15.12.2025 - 22:00
Una stangata natalizia, che non è però una vera e propria sorpresa. Perché se l’amministrazione guidata da Valeria Cittadin ha dovuto approvare una variazione urgente di bilancio per far fronte a una spesa di oltre mezzo milione di euro in ossequio a quanto sentenziato dal Tar, la materia è nota da anni: si tratta, infatti, dell’annosa questione della compartecipazione dei Comuni al pagamento della quota alberghiera delle rette delle strutture residenziali per anziani e socio-sanitarie nei confronti di degenti non autosufficienti in base all’Isee.
In questo caso, cinque famiglie si sono viste riconoscere questo diritto al pagamento dell’integrazione delle rette da parte del Comune di Rovigo dai giudici amministrativi del Tar del Veneto. Sentenze che si allineano ad altre già emesse nel passato, anche dai Tar di altre regioni. Perché la norma è chiara. E quello che è altrettanto chiaro è che, se fino ad oggi i Comuni, hanno in qualche modo svicolato dalla questione, ora rischia di esplodere una vera e propria “bomba socio-economica” in grado di mettere in ginocchio le casse di tutte le amministrazioni comunali del Veneto. La sentenza che ha costretto il Comune di Rovigo a stanziare in bilancio 520mila euro, infatti, è relativa a cinque soli casi. E’, quindi solo il primo di una lunga serie di ricorsi e impugnazioni che, coerentemente con i tempi e con i parametri previsti dalla legge, rischia di aprirsi da qui in poi. Con cifre che, soprattutto per i Comuni più piccoli, rischiano di “schiantare” i bilanci.
La legge prevede infatti che la retta di ricovero di anziani o disabili non autosufficienti sia composta da una quota sanitaria, generalmente la metà, a carico del Sistema sanitario regionale, erogata dall’Ulss di appartenenza, e l’altra metà, la quota alberghiera, a carico dei Comuni con la compartecipazione dell’utente determinata in base all'Isee. Generalmente, però, è invalsa la consuetudine di chiedere comunque all’utente e ai suoi familiari un contributo nei limiti delle possibilità. Ma non è quello che dice la legge.
Su questo tema, per anni e anni si è battuto, fin dai tempi in cui era consigliere comunale nell’amministrazione Merchiori, sotto le insegne di Rifondazione, Cristiano Pavarin, oggi segretario Ul Fpl. E, infatti, agli atti risulta una mozione una mozione a sua firma approvata all’unanimità nel giugno del 2009, con un emendamento dell’allora consigliere Pdl Giuseppe Scaramozzino, nella quale si impegna “il sindaco ad attivarsi presso la Regione Veneto, previa richiesta di convocazione, tramite Anci, della conferenza Stato Regioni, per trovare la sostenibilità economica alla legge 328/2000”. Nella mozione si evidenzia che “il decreto del presidente del Consiglio del 14 febbraio 2001 e l’articolo 54 della leghe 289/2002 stabiliscono che le rette dei ricoverati ultrassessantacinquenni non autosufficienti debbano essere pagate per il 50% dal Servizio Sanitario Nazionale e per il restante 50% dai Comuni, con eventuale partecipazione dell’utente in base al valore Isee calcolato esclusivamente sul reddito dell’assistito”.
Lo stesso Pavarin spiega: "Per anni ho fatto svariate assemblee in tutta Italia su questo tema e dispiace che in altri contesti queste indicazioni siano state state raccolte e invece nel nostro territorio si è dovuti arrivare a ricorsi e cause. I problemi nascono perché non si va ad attuare quello che è scritto nelle leggi. Che, fortunatamente, sono poste a tutela dei cittadini meno abbienti”.
Ma oltre ad evidenziare il problema, Pavarin offre anche una via d’uscita: “La soluzione c’è ed è dietro l’angolo. Infatti, esiste un fondo nazionale per la non autosufficienza, ripartito annualmente a favore delle Regioni: quel fondo lì può avere una destinazione sociale invece viene utilizzato per finanziare le impegnative sanitarie, per cui i Comuni dovrebbero pretendere dallo Stato e dalla Regione di avere una quota di quel fondo per la funzione sociale. Questo darebbe una grandissima mano non solo ai Comuni ma anche alle famiglie e anche alle strutture, che spesso vanno in sofferenza perché non riescono a recuperare crediti insoluti e, anche per questo, si trovano costretti ad aumentare le rette”.
“E’ un problema serio ed è necessario che i Comuni non siano lasciati soli a fronteggiare una simile questione perché le ripercussioni sui conti rischiano di essere pesantissime”. Lo sottolinea con tono preoccupato il sindaco di Rovigo Valeria Cittadin, a margine dell’approvazione della variazione urgente di bilancio per far fronte al pagamento di 520mila euro in ossequi alla sentenza del Tar sul contributo da parte del Comune della quota alberghiera delle rette dei non autosufficienti ricoverati in struttura.
Del resto, il tema è stato all’ordine del giorno anche dell’assemblea annuale di Anci Veneto, l’associazione dei Comuni del Veneto, lo scorso 12 dicembre a Padova. Il vicepresidente di Anci Veneto Christofer De Zotti, sindaco di Jesolo, ha proprio rimarcato come “fra le sfide che i Comuni dovranno affrontare nel prossimo futuro ce ne sono due che avranno un impatto sul sociale. La prima riguarda gli Ambiti territoriali sociali. L’altra è quella della compartecipazione alle rette delle persone non autosufficienti inseriti nelle strutture residenziali. Ci sono delle sentenze della giustizia amministrativa che stanno mettendo in discussione l’impianto, portando a un’esplosione dei costi per i Comuni. Su questo fronte c’è un problema di Isee. Puntare solo su questo indicatore non permette di fotografare al meglio la questione del patrimonio e della reddittività di una persona e della sua famiglia, creando anche situazioni di iniquità”.
Intanto, però, la legge e la giurisprudenza sono chiare. E ai Comuni, stando così le cose, non resta che pagare. Ma le ripercussioni rischiano di essere pesantissime. A meno che non entrino in gioco i fondi per la non autosufficienza.
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