VOCE
tribunale di rovigo
16.12.2025 - 19:14
Un lungo elenco di maltrattamenti, costituiti da botte, umiliazioni, ma anche veri e propri “divieti”, con lo scopo di isolare la moglie e anche di impedirle un eventuale percorso di integrazione.
Questa la ricostruzione accusatoria a carico di un cittadino marocchino, che è stato condannato, dal giudice per le udienze preliminari, al termine del processo con rito abbreviato, a 2 anni e 8 mesi di reclusione, senza la sospensione condizionale della pena. Inoltre, il giudice ha disposto, in favore della vittima, una provvisionale, ossia un anticipo del risarcimento, che dovrà essere liquidato in altra sede, di 3mila euro.
Secondo le contestazioni, i fatti si sarebbero verificati dal 2023 in avanti, in Bassopolesine, dove i due vivevano. Il marito, spesso ubriaco, tornando a casa avrebbe avuto l’abitudine di picchiare la moglie, con calci e pugni. Non solo: l’uomo, infatti, le avrebbe anche impedito di fare praticamente qualunque cosa. La donna, infatti, sarebbe stata costretta a iscriversi di nascosto a un corso di italiano. Alla ricerca di lavoro, si sarebbe poi iscritta a una agenzia interinale, lasciando, però, il numero del marito come contatto, proprio perché non padroneggiava l’italiano.
L’uomo, tuttavia, quando riceveva le chiamate per le offerte di lavoro, avrebbe sistematicamente evitato di comunicarle alla consorte. Quando la relazione si sarebbe avviata verso la rottura, poi, avrebbe in varie occasioni minacciato di morte la donna, anche di fronte ai familiari di lei. Queste le contestazioni, sulla base delle quali è stato celebrato il processo, con la forma del rito abbreviato.
Questa consente, a chi la sceglie, di usufruire di uno sconto di pena pari a un terzo del totale. Si tratta, comunque, di una sentenza di primo grado, che potrà essere appellata, una volta lette le motivazioni della decisione del giudice.
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