VOCE
Gli studi
16.12.2025 - 18:15
La tredicesima si conferma il perno dei consumi di dicembre. Secondo le stime di Confesercenti, quest’anno l’iniezione di liquidità aggiuntiva, grazie all’aumento dell’occupazione, arriverà a 52,5 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 51,3 dello scorso anno. Una spinta rilevante per le spese natalizie in una fase in cui molte famiglie restano caute e selettive negli acquisti. E’ quanto emerge dal sondaggio Confesercenti-Ipsos sull’utilizzo della mensilità aggiuntiva, in arrivo per circa 36 milioni di italiani pensionati e dipendenti tra la prima e la terza settimana di dicembre.
I dati dell’indagine mostrano una dinamica doppia, quasi “da favola di Esopo”: molti italiani si comportano da cicale e concentrano sulla tredicesima una parte importante del Natale, ma aumentano anche le formiche, cioè quelli che scelgono di proteggersi destinandone una quota a risparmio e spese non rinviabili. La voce di spesa principale resta il Natale “classico”: il 50% indica i regali come destinazione prioritaria, con una punta nel Mezzogiorno (59%). Accanto ai doni, tengono le altre spese festive (22%) e i viaggi (23%). Ma cresce anche la componente prudenziale: il 31% userà la tredicesima per incrementare il risparmio e il 20% la destinerà a bollette e pagamenti arretrati. A questa linea di cautela si affiancano altre spese obbligate e voci di gestione del bilancio: l’11% la userà per pagare mutui o finanziamenti e il 14% per la salute. Restano poi quote non trascurabili di utilizzo “funzionale”: il 21% indica spese per la casa, il 18% altri acquisti di beni o servizi e il 9% la destinerebbe a investimenti. Anche i saldi entrano già nei piani: il 27% prevede acquisti a gennaio usando risorse della tredicesima. Una quota del 5% dichiara infine di non aver ancora deciso.
Secondo un’indagine realizzata da Swg per Centromarca, l’associazione che rappresenta 193 imprese e oltre 2600 marchi con 95mila addetti e un fatturato di 69 miliardi, gli italiani scelgono sulla base della reputazione dei brand e della loro esperienza personale. Per il 58% del campione la presenza della “marca” è decisiva al momento della scelta di un regalo, per la qualità e il prestigio che comunica a chi lo riceve. Il dato segna un incremento di 15 punti percentuali rispetto al 2024. Il ridotto potere d’acquisto delle famiglie si fa sentire se si considera che due consumatori su cinque prevedono di ridurre il budget per regali, pranzi e cene fino, il 47% manterrà l’importo dell’anno precedente; il 13% lo aumenterà. La spesa per pranzi e cene delle festività si aggirerà sui 130 euro. Ai regali saranno destinati mediamente 176,7 euro, ad altre attività 80, euro e 53,9 euro alle donazioni.
Secondo l’Italy Holiday Shopping Outlook di Bain & Company Italia, realizzato in collaborazione con Toluna, la spesa media per gli acquisti natalizi toccherà quest’anno quota 228 euro, +10% rispetto al 2024, ma resta una fetta di consumatori che sceglie di rimandare gli acquisti natalizi ai saldi di gennaio. In crescita anche il budget dedicato alle vacanze natalizie a 650 euro, +8% rispetto allo scorso anno, con due italiani su cinque che prevedono di viaggiare, scegliendo in sette casi su dieci una meta italiana. La montagna resta da tradizione la destinazione più gettonata per le vacanze invernali (45%), seguita dalle città d’arte (39%) e dal mare. Gli uomini mostrano una disponibilità di spesa leggermente superiore a quella delle donne e un maggior ottimismo, mentre la “gen X” è quella con il budget più alto, intorno ai 250 euro e non sorprende che i giovani della “gen Z” abbiano meno disponibilità. Millennial e boomer si collocano nel mezzo, rispettivamente a circa 208 e 229 euro. Quanto ai viaggi, sono i boomer, invece, a guidare la classifica con un budget che supera i 730 euro. Per quanto riguarda la ripartizione delle spese, la voce principale rimane l’alloggio (50%), seguita dal cibo (46%) e dalle attività di svago e divertimento (41%). Le preferenze in tema di alloggio vanno a case in affitto e B&B (37%) insieme agli hotel (36%), pur registrando un leggero calo rispetto al 2024 rispettivamente 41% e 38%. Seguono le case di proprietà o di amici e parenti (20%) e gli agriturismi (17%).
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