VOCE
Auto aziendali
18.12.2025 - 20:00
Dal 2030 quasi un’auto aziendale su due dovrà essere a emissioni zero. È questa una delle misure più incisive contenute nel pacchetto automotive presentato dalla Commissione europea, dove la spinta verso l’elettrico, pur attenuata su altri fronti, viene rafforzata per le flotte aziendali. Bruxelles individua nelle corporate fleets il canale più rapido per sostenere la transizione e ridurre le emissioni, fissando obiettivi vincolanti per ciascun Paese membro.
Tra gli allegati ufficiali della Commissione compaiono le tabelle con le quote minime di veicoli elettrici richieste sulle nuove immatricolazioni aziendali. Per l’Italia il traguardo è ambizioso: 45% di nuove auto aziendali elettriche entro il 2030, una soglia che di fatto porta il mercato a raddoppiare la presenza di modelli a batteria nel giro di pochi anni. L’obiettivo sale poi all’80% entro il 2035. Un percorso analogo riguarda i furgoni aziendali, con una quota del 36% di elettrico dal 2030 e dell’80% cinque anni dopo.
I target variano in base a Pil pro capite e altri indicatori economici. I Paesi con redditi più bassi avranno soglie più contenute, mentre le economie del Nord Europa, insieme a Belgio, Lussemburgo e Paesi Bassi, dovranno raggiungere livelli ben più elevati. La Francia condivide gli stessi obiettivi dell’Italia, mentre la Germania è chiamata a uno sforzo maggiore, con una quota superiore di nuove auto aziendali elettriche già nel 2030.
La strategia europea risponde a una logica precisa. Le vetture aziendali percorrono in media più chilometri rispetto a quelle private e vengono sostituite con maggiore frequenza, rendendo più rapido l’impatto sulla riduzione delle emissioni. Ma il vero obiettivo è strutturale: alimentare un mercato dell’usato elettrico. Con cicli di rinnovo di tre o quattro anni, le flotte aziendali possono immettere sul mercato un numero significativo di veicoli elettrici usati, rendendoli accessibili a una platea più ampia di consumatori.
In Italia il dibattito si intreccia con le richieste al governo di una revisione degli incentivi. L’Unrae, l’associazione che riunisce i costruttori esteri, indica nelle auto aziendali elettriche il principale moltiplicatore di crescita per il settore. Secondo le stime, risorse relativamente contenute potrebbero attivare decine di migliaia di immatricolazioni, correggendo un trattamento fiscale giudicato penalizzante rispetto a quello di altri grandi Paesi europei, tra limiti alla deducibilità, detraibilità dell’Iva e tempi di ammortamento.
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