VOCE
politica
19.12.2025 - 08:00
Politica al lavoro anche a Natale per scegliere il nuovo presidente della Provincia. Mercoledì, infatti, il presidente Enrico Ferrarese ha firmato il decreto di indizione del voto: alle urne, il primo febbraio prossimo, 625 tra sindaci e consiglieri comunali per scegliere, soltanto tra i 50 sindaci, il nuovo inquilino di palazzo Celio. Ma al momento un nome sul tavolo non c’è: o meglio, c’è quello dello stesso Ferrarese, che non ha mai nascosto la propria disponibilità a un secondo mandato. Ma bisognerà capire se la sua candidatura, d’area Lega, sia poi gradita al resto del centrodestra.
Sul calendario non c’è ancora una data per l’incontro tra i segretari delle forze politiche, ma l’obiettivo - traccia la strada il commissario provinciale Fdi Bartolomeo Amidei, in questi giorni impegnato al Senato con la finanziaria - è chiudere “già prima di Natale”. FdI non nasconde di poter rivendicare la guida della Provincia, del resto - il ragionamento - rispetto a quattro anni fa “gli equilibri sono cambiati”. Questo però - dice Amidei - “non vuol dire che non si debba andare avanti per la vecchia strada, ma che si dovrà valutare la scelta”. Insomma, non una bocciatura di Ferrarese ma una richiesta di riconoscimento per il partito che (risultati delle recenti Regionali a parte...) si sente la guida della coalizione, a livello nazionale e territoriale. Poi c’è il problema dei nomi: FdI infatti conta solo due sindaci, Grassetto (Pettorazza) e Prando (Lusia) i cui nomi risulterebbero poco attrattivi per il resto della coalizione, “ma abbiamo anche sindaci a noi vicini, non ultimo quello del capoluogo”, dice Amidei, per poi ammettere, però, che “Valeria Cittadin ha già molte cose da fare”.
Per scegliere, comunque, c’è tempo fino a lunedì 12 gennaio: quel giorno, a mezzogiorno, scadrà il deposito delle candidature. Fissata per sabato 24, poi, la pubblicazione delle candidature ammesse. E il primo febbraio, dalle 8 alle 20, il voto a cui potranno partecipare solo i 757 consiglieri comunali e i 50 sindaci dei Comuni polesani. I Comuni sono divisi per fasce in base alla popolazione. Rovigo (33 votanti) è l’unico in fascia E, e ogni schede vale 664 voti. Le schede di Adria, Badia, Lendinara, Occhiobello e Porto Viro (tutti con 17 votanti, 85 in tutto) valgono 339; quelle di Porto Tolle, Taglio di Po e Rosolina (13 elettori ciascuno, 39 in totale) valgono 261; mentre le schede di altri 10 Comuni (tra i 3mila e i 5mila abitanti, tutti con 13 elettori tranne Lusia, 11: 128 in tutto) valgono 128. Ciascuna delle 340 schede dei 31 Comuni più piccoli, invece, valgono 66. Praticamente, il voto di un singolo consigliere di Rovigo vale come quello dell’intero consiglio comunale di Calto.
In questo quadro, il centrosinistra è maggioranza soltanto in 14 Comuni e, tra quelli più pesanti, amministra solo Porto Viro. La corsa di Pd, Civici e alleati verso la guida di palazzo Celio, dunque, è tutta in salita, per non dire impossibile. E così Angelo Zanellato, (ancora) alla guida del Pd provinciale, apre alla possibilità di una candidatura unitaria: “In fondo, è un ente di secondo grado: fare centrodestra contro centrosinistra non serve a nessuno”, dice. Intanto, nei prossimi giorni - annuncia - ci sarà un primo confronto tra le forze d’area e quindi con il gruppo civico e Alleanza Verdi-Sinistra. “Il tema non è quanto pesa ciascuno, ma riuscire a mettere insieme le forze”, dice Zanellato.
E Aldo D’Achille, sindaco di San Bellino e coordinatore dei civici, annuncia: “Intanto ne parlerò con i nostri cinque candidati alla Regionali (Brandolese, Brognara, Micheletti, Piasentini, Vidali, ndr) che rappresentano la nostra base. Poi faremo sintesi, con i sindaci e con le altre forze. Il Pd? Dipende anche da cosa succederà in casa loro”. E su una convergenza su un candidato unico: “Noi quattro anni fa sostenemmo proprio Ferrarese - ricorda D’Achille - ora è prematuro dire cosa faremo. Intanto apriamo il confronto”.
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