VOCE
Sicurezza
21.12.2025 - 15:41
Una mano tremante compare tra le tende, poi un sacchetto di plastica bianco scivola nel vuoto e atterra sul selciato con un tonfo secco. Dentro, mazzette di banconote per più di 21.000 euro: i risparmi di una vita, raccolti in fretta da un 89enne convinto di salvare la figlia da un arresto imminente. Un attimo dopo, un ragazzo afferra il pacco: non fa in tempo a compiere due passi, che uomini in borghese gli piombano addosso. Li avevano guidati lì ore di pedinamento partite da Cividale del Friuli: una berlina con targa straniera, ferma in una zona defilata, aveva fatto scattare l’intuito. Il resto, nel Bellunese, è cronaca di un raggiro smontato in diretta. La scena, secondo chi l’ha vista, è durata pochi secondi: abbastanza per restituire all’anziano non solo i soldi, ma anche lucidità e respiro. Il giovane — descritto come incensurato — è stato arrestato in flagranza dai carabinieri. Nel sacchetto, i militari hanno trovato poco meno di quanto l’anziano credeva di dover «pagare» per evitare il peggio; nell’auto, altri 1.200 euro, gioielli e cinque telefoni attivi con SIM differenti: materiale ritenuto coerente con un’operatività a catena, tipica delle truffe agli anziani.
È Cividale del Friuli il primo punto sulla mappa. L’attenzione dei militari del Reparto Operativo di Udine viene catturata da una berlina parcheggiata in una zona isolata, con targa straniera: dettaglio che, incrociato con le segnalazioni su movimenti sospetti collegati a “trasferte” di truffatori, convince a non lasciarla andare. Il veicolo riparte; inizia un pedinamento discreto, lungo strade ordinarie e secondarie, fino all’ingresso in un piccolo centro del Bellunese. Lì, la sequenza si fa frenetica: la sosta sotto una casa, l’arrivo della telefonata «di conferma», il sacchetto lanciato dalla finestra dall’89enne, l’intervento immediato e il fermo. La dinamica, ricostruita da più fonti di cronaca, coincide nei passaggi chiave: osservazione iniziale, spostamento interprovinciale, consegna del denaro dal balcone, arresto in flagranza.
Nel sacchetto recuperato ci sono circa 21.000 euro in contanti; nell’abitacolo del mezzo, i carabinieri annotano altri 1.200 euro, monili in oro e cinque smartphone ciascuno con SIM dedicata — una configurazione che gli inquirenti incontrano spesso in casi di truffe seriali, per frazionare chiamate e contatti, rendere più difficile l’attribuzione e cambiare rapidamente utenza. Tutto viene sequestrato. Il denaro «alto» finisce immediatamente nei verbali; i telefoni, con i loro numeri, potrebbero collegare il fermato ad altre “batterie” in movimento tra Friuli Venezia Giulia e Veneto.
Il copione, anche stavolta, è quello ben noto del “finto incidente”: un’attrice invisibile al telefono — spesso una voce femminile — si spaccia per la figlia, dice di aver investito una persona, parla di arresto, cautiòni, procure, evoca persino un «incidente mortale». Poi, per non «compromettere l’indagine», chiede di non uscire, di preparare i contanti e di lanciarli dalla finestra a un «incaricato in borghese». L’anziano, sotto shock, ubbidisce. È in quel momento che irrompe l’Arma: il giovane afferra il sacchetto e viene bloccato. La vittima, secondo quanto riferito ai militari, ha creduto davvero di parlare con la figlia: una delle forzature emozionali più efficaci di questa tecnica di persuasione.
La cattura è attribuita ai carabinieri del Reparto Operativo di Udine, con il supporto della Compagnia di Cividale del Friuli e il raccordo con i colleghi del Bellunese. Oltre al denaro recuperato, i monili in oro rinvenuti nell’auto e i telefoni con SIM multiple sono considerati segni di una possibile attività ripetuta nel tempo, su più piazze. Il fatto che il fermato fosse incensurato non esclude l’appartenenza a una filiera di “trasfertisti”, spesso collegata a basi logistiche in altre regioni. Dinamiche simili si ritrovano in arresti e denunce compiute in Veneto e regioni limitrofe nel corso del 2025, con finti carabinieri, finti avvocati o finti tecnici a seconda del contesto e della “storia” scelta per abbassare le difese delle vittime.
I dati più recenti, raccolti e diffusi tra novembre e dicembre 2025 da fonti istituzionali e di ricerca, danno conto di una realtà in crescita per le fasce anziane: in Veneto si calcolano mediamente circa 59 truffe al giorno, con 21.500 casi l’anno e un’incidenza di circa 1.812 reati ogni 100.000 residenti over 65, sopra la media nazionale di 1.700. La crescita su base annua tocca il +19% per le truffe complessive, con un +42% sulle sole frodi online: uno scarto che racconta il salto tecnologico dei gruppi che si dedicano a questo tipo di reati.
Il Rapporto Italia 2025 di Eurispes, su dati del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, segnala inoltre una dinamica controintuitiva: a fronte di una flessione generale delle truffe nel 2024, le vittime over 65 aumentano sensibilmente, passando da 37.108 a 42.890 in un anno, pari a un +15,58%. Crescono anche le truffe telefoniche e quelle di persona, ancora oggi le più praticate ai danni degli anziani, spesso in combinazione con strumenti digitali.
Il quadro territoriale, tra Friuli Venezia Giulia, Veneto e altre aree del Nord, evidenzia cicli ricorrenti: picchi di chiamate concentrate in pochi giorni, piccoli gruppi che si spostano su auto a noleggio o con targhe straniere, siti di “raccolta” lontani dalla residenza delle vittime e SIM usa e getta per frammentare le utenze. I carabinieri e la Polizia riportano con costanza operazioni simili a quella andata a segno nel Bellunese: arresti in flagranza, recuperi di refurtiva e sequestri di telefoni multipli con rubriche “dedicate”.
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