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I dati

L’occupazione col freno a mano

Colombo, Cgil: “Troppo lavoro ‘povero’. Tornare attrattivi puntando su giovani, donne e stranieri”

L’occupazione col freno a mano

L’occupazione in Polesine rallenta ancora. Dai dati di Veneto Lavoro aggiornati a novembre, emerge come il bilancio occupazionale dei primi undici mesi del 2025 sia sì in attivo di 1.353 contratti, ma si tratta di meno della metà dei 3.274 che si contavano esattamente un anno fa. Effetto del calo dei nuovi contratti, scesi da 29.359 a 27.801. E novembre ha visto il numero di contratti addirittura andare in negativo, -289, rispetto ai 51 del novembre 2024.

A livello regionale, spiega Veneto Lavoro, “la domanda di lavoro nel periodo è in diminuzione in tutti i territori, eccezione fatta per Treviso (dove è stabile) e Venezia (+3%); le maggiori variazioni negative su base tendenziale si registrano nelle province di Belluno, Padova e Rovigo. In riferimento all’ultimo mese , il bilancio è negativo e inferiore a quello dello scorso anno a Rovigo, Venezia e Verona. Il rallentamento riflette la diminuzione delle attivazioni e l’aumento delle cessazioni, tendenze confermate anche nel mese di novembre, che presenta un saldo meno favorevole rispetto al 2024. La fase di indebolimento interessa tutte le principali tipologie contrattuali: in primis il tempo determinato, ma con intensità minore anche il tempo indeterminato. A livello settoriale, il raffreddamento della crescita occupazionale prosegue nei comparti del made in Italy, in particolare nell’occhialeria e nel tessile-abbigliamento, e nelle costruzioni; si intensifica in alcune attività del terziario, dove la riduzione delle assunzioni risulta ormai trasversale. Il metalmeccanico si conferma invece tra i settori che mostrano elementi di tenuta, con una nuova ripresa della mobilità occupazionale”.

Su questi dati interviene il segretario provinciale della Cgil Pieralberto Colombo, che rimarca: “I dati occupazionali di Veneto e Polesine nei primi 11 mesi dell’anno e non sono incoraggianti. Nella nostra provincia pur restando positivo il saldo tra assunzioni e cessazioni, tra gennaio e novembre 2025 si registra un forte calo rispetto all’anno precedente: 27.801 rispetto a 29.359 del 2024, 1.558 contratti in meno. Di nuovo la peggior provincia del Veneto. In Polesine quindi, continuiamo ad arrancare più ancora che nel resto del Veneto. E quando le assunzioni ci sono, come segnaliamo da anni come Cgil, troppo spesso sono in settori di lavoro ‘povero’ e precario come il terziario meno avanzato, mentre l’industria ed il made in Italy, tessile e calzaturiero, sono in seria difficoltà da oltre due anni”.

Colombo rimarca, infatti, “un aspetto che spesso passa sotto traccia, cioè qualità del lavoro prodotto, la situazione è forse ancor più problematica. Il rapporto Inps per il 2024 certifica che in Polesine le assunzioni a tempo indeterminato sono state 5.589, il resto solo contratti precari: 11.642 le assunzioni con contratti a termine a cui si aggiungono 4.005 contratti in somministrazione, 2.873 contratti intermittenti e 3.132 stagionali. Senza contare situazioni di lavoro nero o irregolare. Con numeri così difficile pensare che il nostro territorio possa tornare attrattivo. Non dimentichiamo che a fine del 2024 contavamo negli ultimi 10 anni il 12,8% in meno di giovani per effetto sia del calo demografico sia per l’emigrazione di nostri giovani verso altre zone più interessanti da un punto di vista del lavoro e dei servizi; e l’occupazione che cresce è per buona parte di over 54 che non possono più andare in pensione. L’aspetto della qualità, oltre che della quantità, del lavoro offerto diventa sempre più un aspetto fondamentale per frenare lo spopolamento. Da questo punto di vista le categorie di lavoratori su cui puntare per rendere virtuoso il nostro mercato del lavoro sono tre: giovani, donne e migranti, preziosi ‘segmenti’ di popolazione molto meno impiegati rispetto alle potenzialità e che consentirebbero di far crescere davvero la nostra comunità. Servono certamente politiche nazionali sul lavoro diverse dalle attuali, come Cgil abbiamo proposte chiare, ma si può agire anche localmente”. E, a proposito di azione locale, spiega Colombo : “insieme a Cisl e Uil ed alle associazioni datoriali locali abbiamo recentemente elaborato un documento operativo con idee e proposte che guardano a possibili strategie di sviluppo per il nostro territorio. Abbiamo privilegiato i temi che ci uniscono per il bene della nostra provincia auspicando che tale lavoro, nel metodo e nei contenuti, possa fungere da stimolo positivo e concreto per le istituzioni a vari livelli e la politica locale. L’alternativa rischia di essere ciò che da qualche anno denunciamo: consentire che si sviluppino interessi particolari e che il nostro territorio diventi terra di conquista per chi vuole portare insediamenti che altri territori sanno respingere”.

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