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l’intervista

“Il 2025? Un anno gratificante”

Anche il “sindaco” Bacchetti racconta i 12 mesi trionfali della Femi Cz, con tre trofei in bacheca

“Il 2025? Un anno gratificante”

Andrea Bacchetti, da due anni team manager della Femi Cz Rovigo dopo esserne stato uno dei giocatori simbolo tanto da meritarsi l’appellativo di “sindaco di Rovigo” e “golden boy”, la sua rodiginità ce l’ha nel sangue, che per molti è rossoblù. A lui che vive da dentro le emozioni dello spogliatoio della Rugby Rovigo abbiamo chiesto di raccontarci quest’anno, il 2025, e quest’inizio di stagione 2025-2026.

Dunque Andrea, va in archivio un 2025 che si può definire storico per la Rugby Rovigo. Come racconta quest’anno che sta andando in archivio?

“Il 2025 per tutto il club, i tifosi e la città è stato sicuramente un anno indimenticabile, vincere su tutti i fronti ha portato grandi gratificazioni per il lavoro fatto ed entusiasmo in tutto l’ambiente”.

Prima giocatore ed ora team manager della Rugby Rovigo. Qual è il ruolo più complicato e cosa la gratifica di più sia da giocatore che da dirigente?

“Sicuramente il ruolo da team manager è più complicato, quando sei giocatore il tuo focus è prettamente sul campo, lavori sul tuo fisico e l’aspetto mentale, per arrivare al meglio alle partite e la soddisfazione più grande per me era vincere e far vedere a tutti che avevo dato il massimo. Ora in questa nuova veste, devo prendere molte decisioni organizzative, di pianificazione, di gestione del gruppo staff e giocatori, credetemi che le responsabilità sono veramente tante, per fortuna sono in grande sintonia con tutto l’ambiente dal presidente, al ds Polla, alla segreteria, allo staff tecnico, medico e il gruppo squadra, perché tutti hanno un ruolo fondamentale per far sì che la macchina giri al giusto ritmo. Qui le soddisfazioni magari non si notano all’esterno, ma quando come club dimostriamo ai ragazzi e a tutti quelli che lavorano per noi che siamo molto organizzati sotto ogni aspetto e quando la squadra arriva con tutte le comodità del caso alle partite per una grande prestazione, per me è una grande soddisfazione”.

Questo inizio di stagione ha visto il Rovigo uscire anzitempo dalla Coppa Italia. Anche se non c’era a Viadana come ha vissuto l’eliminazione e come l’ha vissuta nei giorni seguenti la squadra?

“L’eliminazione dalla Coppa non ha fatto piacere a nessuno, ma ci sono stati vari fattori che purtroppo hanno contribuito a questo finale. Gli infortuni, come spesso capita oggi giorno, si sono concentrati in quel periodo e spesso si è dovuto cambiare nei 23 durante gli incontri, chiaramente non è una scusante, ma credo che tutti noi abbiamo imparato molto e ci servirà per il futuro. La squadra ha reagito come da programma con due vittorie e 10 punti”.

Parlando invece del campionato, nonostante tutto la squadra è seconda. Che lettura dà?

“Il campionato è ancora lungo, impensabile pensare di vincere tutte le partite, per quanto l’obbiettivo sia di arrivare primi, la differenza la fa il fatto di come si perde e di come ci si rialza e credo che su questo la nostra storia di club parli da sé. Si può sempre fare meglio, ma credo che essere secondi a 1 punto dalla vetta sia un bel modo per chiudere questo 2025. Ci aspettano grandi sfide nei prossimi mesi”.

In questo campionato il Rovigo deve difendere lo scudetto, quali sono le avversarie più temibili?

“Io metto sempre al primo posto il Petrarca perché come noi ha una storia e nei match importanti l’appartenenza e l’esperienza fanno la differenza. Reggio Emilia credo abbia fatto una campagna acquisti incredibile e mirata per un processo a medio-lungo termine, sulla carta sono la squadra da battere. Aggiungo le Fiamme Oro, che hanno ritrovato serenità e hanno tanti giovani interessanti. Viadana ha cambiato molto perciò ci sta che abbia bisogno di tempo, ma non bisogna mai darli per morti. Mogliano ha un allenatore che ha così tanta esperienza che non mi stupirei se nel girone di ritorno ritornasse a lottare per i primi posti, anche loro hanno tantissimi giovani che faranno parlare di loro in futuro”.

Anche se non scende più in campo comunque per i tifosi è un beniamino. Cosa si sente di dirgli?

“Con i tifosi c’è una amicizia e un rispetto reciproco che nasce dal lontano 2006, quando per la prima volta ho indossato la maglia della prima squadra. Loro sanno quanto io sia legato a questo club e quanto sia orgoglioso di rappresentarlo. Per loro c’è sempre solo una parola che racchiude tutti i sacrifici che fanno per seguirci e sostenerci in casa, ma soprattutto in trasferta, ed é grazie”.

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