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l’ordinanza

Scatta il divieto per i “botti”

In vigore fino al 1 gennaio: “Un atto di responsabilità”

Scatta il divieto per i “botti”

In vista delle festività di fine anno, il Comune di Adria ha emanato l’ordinanza che introduce il divieto di utilizzo di petardi, botti e fuochi d’artificio su tutto il territorio comunale nel periodo compreso dalle 14 di sabato 27 dicembre, alle 14 del 1 gennaio 2026. Il provvedimento nasce con l’obiettivo di tutelare la sicurezza pubblica, la quiete dei cittadini e il benessere degli animali. L’ordinanza vieta l’accensione e lo sparo di materiali esplodenti sia in luoghi pubblici che privati, soprattutto in aree affollate, nei pressi di ospedali, scuole, luoghi di culto, monumenti e zone di particolare valore storico o ambientale. Restano esclusi dal divieto solo gli spettacoli pirotecnici autorizzati secondo la normativa vigente e gli artifici a effetto prevalentemente luminoso, privi di scoppio.

Il documento richiama i numerosi rischi legati all’uso improprio dei botti: infortuni alle persone, spesso causati da imprudenza o dall’utilizzo da parte di minori, danni agli animali, che possono spaventarsi fino a ferirsi o smarrirsi, oltre a problemi di ordine pubblico, disturbo alla quiete e rischi di incendio. Non secondari anche gli effetti sul decoro urbano, con residui e rifiuti che deturpano strade e spazi pubblici. A spiegare il senso dell’ordinanza è il sindaco Massimo Barbujani, che sottolinea il valore preventivo del provvedimento: “Non si tratta di una misura punitiva, ma di un atto di responsabilità verso l’intera comunità. Chiediamo ai cittadini di festeggiare il Capodanno in modo consapevole e rispettoso, pensando soprattutto ai bambini, alle persone fragili e ai nostri amici a quattro zampe”. Il sindaco evidenzia inoltre come l’amministrazione faccia affidamento non solo sui controlli della polizia locale e delle forze dell’ordine ma soprattutto sul buon senso e sulla collaborazione dei cittadini. Le violazioni al divieto comporteranno sanzioni amministrative da 25 a 500 euro, salvo l’applicazione di ulteriori norme di carattere penale o amministrativo.

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