VOCE
il caso
29.12.2025 - 08:53
Un semplice rientro da una cena tra amici si è trasformato in un incubo burocratico e finanziario per un automobilista originario di Adria e all'epoca dei fatti residente a Padova. E all’ennesima multa “sfornata” dai tanti autovelox e sistemi di rilevamento della velocità, sulle strade polesane l’uomo ha sbottato dicendo che “In Polesine non ci verrò più, basta multe”. Eppure basterebbe procedere in auto rispettando i limiti di velocità. E di sicuro le multe sparirebbero.
Senza contare che l’ultima sanzione, che però lui contesta, parla di una velocità di 120 chilometri orari su un tratto stradale poco dopo l’uscita dall’autostrada. Una velocità davvero pericolosa e che non può non far scattare la multa qualora venga rilevata.
La vicenda, accaduta nel maggio scorso in Polesine, solleva anche interrogativi sulla segnaletica dei lavori autostradali e sull'uso dei controlli elettronici della velocità nella provincia di Rovigo.
L'uomo si stava recando a Ferrara viaggiando di sera. Il problema è sorto al ritorno, quando, intorno alle 23, è stato obbligato a lasciare l'autostrada A13 al casello di Occhiobello a causa di alcuni lavori. “Sia all'andata che al ritorno - racconta - nessun cartello e nessun messaggio che segnalava questi lavori (cosa non ‘imputabile’ al Polesine ndr)”. L'uscita forzata ha così generato un “corteo” di veicoli disorientati che si sono riversati sulla viabilità ordinaria. “Andavamo tutti piano - continua - sia perché non conoscevamo la strada, sia perché davanti alla colonna c’era un camion”. Dopo circa 45 giorni, però ecco la doccia fredda. Una contravvenzione dalla polizia locale di Occhiobello per aver percorso un tratto di strada, praticamente all’uscita dell'autostrada, ad una velocità di ben 120 chilometri orari. Le conseguenze sono state durissime. Una multa da 750 euro, la sospensione della patente e la decurtazione di 6 punti.
Immediata la reazione dell'uomo, che ha presentato ricorso alla Prefettura di Rovigo, sostenendo di non aver toccato quella velocità, e ha inviato i dati della propria patente. A giugno, però la situazione si complica ulteriormente in quanto l'automobilista si trasferisce a San Marino e cambia la patente di guida italiana con quella della Repubblica di San Marino.
Pochi giorni fa, il nuovo colpo di scena. Un’ulteriore contravvenzione di 300 euro per non aver inviato i dati della nuova patente. “Trovo tutto assurdo - lamenta - Il prefetto deve ancora esprimersi sul ricorso che ho presentato per la prima multa e già mi è stata notificata la seconda. Questa gestione è inaccettabile”.
La segnalazione dell'automobilista non è un caso isolato, ma si inserisce in un dibattito che da mesi infuria in tutto il Nord Italia, con la provincia di Rovigo al centro dell'attenzione per l'elevata concentrazione di autovelox. La percezione dell’automobilista, originario del Polesine e poi trasferitosi a San Marino, definisce Rovigo come “una delle province con il maggior numero di autovelox al mondo. Ho subito già diverse multe per eccesso di velocità. Troppe”. In effetti in Polesine sono presenti oltre 60 dispositivi di rilevamento della velocità, tra impianti fissi, mobili e tutor autostradali.
La vicenda dell'automobilista, con la maximulta di 750 euro a 120 chilometri orari appena uscito dall'autostrada e la successiva sanzione di 300 euro per la patente sammarinese, tocca quindi il tema della presenza di velox sulle strade del territorio, e della burocrazia, che ha fatto scattare una seconda sanzione per via della patente sanmarinese non comunicata . “Io da anni vado in vacanza a Scardovari - spiega l’automobilista multato per la maxi velocità fuori dall’A13 e per i dati della patente di guida - non ci verrò mai più se ogni volta che vengo prendo multe. Non transiterò mai più in macchina per la provincia di Rovigo. Questo comportamento è inaccettabile. Ho beccato troppe multe, adesso basta”.
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