VOCE
l’intervista di fine anno
29.12.2025 - 21:00
L’anno che volge al termine è stato un anno di investimenti e grandi progetti, con le trasformazioni del Pnrr, simboleggiate in particolare dalle case di comunità, chiamate a fornire assistenza sanitaria di prossimità, integrata e continua, che hanno preso forma, e la rivoluzione degli Ats, gli Ambiti territoriali sociali, che è entrata nel vivo. Ma restano anche problemi ormai cronicizzati seppur comuni a tutte le province, a cominciare da quello, sempre più evidente, del reperimento del personale. Pietro Girardi, che come direttore generale dell’Ulss 5 Polesana è il vertice della sanità provinciale, ha un punto di osservazione privilegiato.
Che anno è stato questo 2025 e che anno sarà il 2026 per la sanità polesana?
“Il 2025 è stato l’anno che ha chiuso il quinquennio del dopo Covid. Anni che stanno progressivamente trasformando la sanità italiana verso un nuovo modello. Un anno di transizione, quindi, verso quella che dovrebbe essere la grande trasformazione della sanità, sempre più territoriale e tecnologica. Il 2026 sarà l’anno in cui le infrastrutture strutturali necessarie a questo passaggio vedranno la luce e l’organizzazione si orienterà sempre più a questo nuovo modello, pur in un contesto nel quale i professionisti, infermieri e medici, in particolare di alcune specialità, sono e saranno difficilmente reperibili”.
Luci ma anche ombre, qual è stato il momento o l’aspetto che resterà nella sua memoria come il migliore o il più memorabile dell’anno e quelli più negativi dei mesi appena trascorsi?
“Credo che scegliere un momento rispetto ad altri non renda giustizia al tempo. Tutti i giorni l’azienda vive grazie all’operato dei professionisti che vi lavorano assistendo direttamente persone o creando i presupposti perché ciò avvenga. Tutti i giorni dell’anno ci sono momenti da ricordare buoni e meno buoni. Sentire la sirena di un’ambulanza da sempre un’emozione particolare qualcuno sta soffrendo, qualcuno sta sperando, qualcuno prega e altri si stanno impegnando per il bene di chi sta male. Un momento particolarmente bello, sentito, recente è stata la messa di Natale per i ragazzi dei centri diurni e i loro familiari, quelli meno belli, nel corso degli anni, sono state le aggressioni agli operatori sanitari”
Il nuovo anno, come cantava Lucio Dalla, “porterà una trasformazione”. O meglio, ne porterà parecchie. Ma quali sono le sfide più impellenti?
“Come dicevo, siamo in un momento di particolare trasformazione per la sanità: sicuramente l’avvio delle case di comunità, con un servizio di medicina di base ed un efficiente ambulatorio infermieristico, potrebbe portare a soddisfare quella domanda che oggi intasa i pronti soccorsi pur non essendo quello il posto più appropriato a soddisfarla”.
Le elezioni regionali hanno portato un nuovo presidente alla guida della Regione, Alberto Stefani, ed un nuovo assessore alla Sanità, Gino Gerosa, cosa si aspetta da loro?
“I temi già posti alla attenzione da parte del presidente Stefani relativamente agli utenti fragili e il concetto di ‘ospedale liquido’ richiamato dall’assessore Gerosa dimostrano chiare linee di intenti, valori chiari e priorità importanti da perseguire”.
Il vero “male” del Polesine è il cosiddetto inverno demografico che soffia sulla spirale dello spopolamento: secondo lei, quale può essere una buona “medicina” per alleviare questa tendenza?
“Difficile avere una medicina all’inverno demografico e al conseguente spopolamento in chiave puramente locale. Mi sento però di sottolineare, visto il mio ruolo, l’importanza di un invecchiamento ‘attivo’: stili di vita sani che portano ad invecchiare bene, in comunità, aggregando persone anche nei piccoli centri”.
Qual è il suo sogno nel cassetto per il 2026?
“Non ho particolari sogni nel cassetto. O, forse sembrerà una battuta: se fosse vero che mangiando una mela al giorno...”.
Fine anno, è sempre un momento particolare per i ringraziamenti: a chi vanno i suoi?
“I miei ringraziamenti vanno a tutti coloro che assistono le persone in difficoltà, a chi lo fa per professione, direttamente e indirettamente, ma ancora di più a chi lo fa in forma di volontariato”.
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