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“L’Adige peggio di uno scarico”

Operazione fiumi: ecco i risultati

“L’Adige peggio di uno scarico”

Nel Po l’insidia principale sono i Pfas, nell’Adige l’Escherichia Coli, ovvero i batteri fecali, mentre nel Canalbianco i pesticidi. Ma anche i Pfas. Senza contare, in tutto e tre, il problema dei rifiuti, plastica in primis.

E’ questa la fotografia dei principali corsi d’acqua polesani che viene tratteggiata dal report conclusivo della campagna itinerante “Operazione fiumi”, pubblicato ieri. “L’analisi dei dati raccolti da Legambiente, integrata con quelli ufficiali disponibili, restituisce un quadro di qualità delle acque fluviali venete eterogeneo: accanto a bacini che mantengono uno stato complessivamente buono, come il Piave e in parte l’Adige, persistono criticità diffuse legate a nutrienti, pesticidi e Pfas, in particolare nei territori di pianura caratterizzati da una maggiore pressione antropica. Il messaggio che emerge dai dati è chiaro: gli strumenti di conoscenza e monitoraggio esistono, ma è necessaria una scelta politica decisa per ridurre le fonti di contaminazione e rendere strutturali gli interventi sulla depurazione e sulle pratiche agricole, se si vogliono rispettare gli obiettivi europei e tutelare l’uso futuro della risorsa idrica rendendolo sostenibile nel tempo e resiliente ai cambiamenti climatici”, avverte Luigi Lazzaro, presidente di Legambiente Veneto.

Per quanto riguarda il Po, si spiega che “la qualità delle acque del fiume si presenta accettabile presso i punti monitorati da Legambiente Veneto sul fiume, da Bergantino a Porto Tolle, con valori molto limitati di Escherichia Coli e praticamente assenza di glifosate”.

Il Canalbianco, invece, “tra Adria e Loreo, presenta valori di glifosate sopra il limite di legge e concentrazioni rilevabili di Pfba e Pfos, comunque al di sotto degli standard di qualità ambientale. Lo storico dei monitoraggi di Arpa Veneto, vede una tendenza del livello di inquinamento dai macrodescrittori per lo stato ecologico (indice Limeco) al miglioramento da valori sufficienti a buono negli ultimi anni, risultato messo però in discussione dalla presenza diffusa di Ampa (sottoprodotto di degradazione del glifosate) e Pfos”.

Per l’Adige, “il fiume al suo ingresso in Veneto, si presenta con un buono stato di qualità chimica delle sue acque, mantenendolo sostanzialmente fino alla foce in Adriatico. Contributi di contaminazione arrivano dagli affluenti Alpone e Rio Rodegotto, contaminati da PFOS sia per colpa di scarichi industriali che da contributi di falda contaminata dalla nota questione Miteni. I pesticidi risultano invece più diffusi: Ampa (prodotto di degradazione del Glifosate) nella Fossa Rosella e nel Torrente Chiampo, Boscalid, Dimetomorf, Metalaxil e Metalaxil-M nella Roggia Vienega e pesticidi totali nella Fossa Rosella. Dal punto di vista dei nutrienti, la qualità è positiva, anche se molti punti dei torrenti affluenti, monitorati nella pedemontana veronese e vicentina, non raggiungono il livello buono richiesto dalla Direttiva Ue per l’indice LIMeco. Sul fronte della depurazione, monitorato dai campionamenti di Legambiente, concentrazione elevate di Escherichia Coli, sintomo di scarsa efficacia, si rilevano a Zevio, Legnago e Masi; con valori che ne sconsigliano l’utilizzo diretto in orticoltura, nel primo caso, e valori peggiori di uno scarico di un depuratore nei restanti due casi”.

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