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TRA LA GENTE

Pregi e difetti di essere piccoli

Si guarda al ruolo di casa di riposo e Pro loco e non si nasconde l’orgoglio locale

Pregi e difetti di essere piccoli

Trecenta raccontata da chi la vive ogni giorno è un mix fatto di luci e ombre, di orgoglio e preoccupazioni, di relazioni umane che resistono al tempo e di sfide economiche sempre più pressanti. Abbiamo raccolto le testimonianze di commercianti, imprenditori e cittadini per capire come viene percepito oggi il paese e quali sono le aspettative per il futuro.

In piazza Garibaldi, “il salotto buono” di Trecenta, lavora Mariangela con il suo negozio di ortofrutta. “Fare il commerciante in un paese piccolo significa conoscere le persone, i loro gusti. Qui il negoziante è anche un po’ un confidente: la gente ha voglia di parlare, di scambiare due parole”. Una piazza piccola, con una popolazione dall’età media alta, dove la relazione umana resta centrale.

Sabrina, giovane di origine rumena, racconta un’altra faccia del paese: “Gli abitanti sono affabili e tranquilli. Io sono nata e cresciuta in Italia e qui mi sono sempre sentita accettata. Trecenta è una città molto tollerante”.

Daniela, commerciante, non nasconde le difficoltà: “Il commercio locale è in forte crisi. L’e-commerce e la grande distribuzione ci mettono in ginocchio, mentre affitti, bollette e tasse continuano a salire. Le vendite calano e mancano nuove attività produttive capaci di creare lavoro”. Da qui l’appello : “Servirebbero più incentivi e progetti concreti per rilanciare il tessuto produttivo”.

Sul fronte della qualità della vita, Marta descrive un paese tranquillo e sicuro, ma con alcune carenze evidenti: “A Trecenta si vive bene, ma per i giovani c’è poco: mancano spazi di aggregazione e occasioni per il tempo libero. Ci sono pochi pub, ristoranti o pizzerie”. Un limite che rischia di rendere il paese poco attrattivo per le nuove generazioni.

Lucia, invece, sottolinea ciò che funziona: “La casa di riposo è una risorsa fondamentale per gli anziani, così come il palazzetto dello sport e il teatro, che rappresenta un patrimonio culturale da valorizzare”. Ma anche lei avverte: “Serve un rilancio economico e sociale mirato, altrimenti il rischio è un lento declino”.

C’è poi l’orgoglio delle tradizioni, ricordato ancora da Daniela: “Le associazioni, in particolare la Pro Loco, sono fondamentali. Le gare culinarie, come il Festival del Salame, fanno parte della nostra identità. Mio marito Giovanni lo ha anche vinto in un’edizione e ne siamo ancora fieri”.

Dal Bar Dreams di via Matteotti, Daniela conferma: “I clienti sono persone buone ed educate, soprattutto anziani ancora molto attivi, con voglia di stare in compagnia”. E aggiunge con un sorriso: “Se il sorriso aiuta? Ci proviamo”.

Uno sguardo più ampio arriva da Sereno Ghiotti, insieme al fratello Paolo alla guida di una storica azienda edile: “La nostra attività nasce nel 1926 e l’anno prossimo festeggerà cento anni. Tre generazioni, con la quarta pronta a subentrare”. Trecenta, però, è cambiata: “Negli anni Sessanta e Settanta c’era grande fermento. Oggi la globalizzazione e la tecnologia hanno ridotto le relazioni umane”. Nonostante tutto, l’orgoglio resta: “Sono orgoglioso di essere trecentano”. E lo sguardo è rivolto al futuro, come dimostra la prima comunità energetica del paese: “Un progetto complesso ma positivo per tutta la comunità, con risultati attesi nel 2026”.

Trecenta, vista dai suoi cittadini, dunque, è un paese che non si arrende, che conserva il valore delle relazioni e delle tradizioni, e che guarda avanti con la speranza di un rilancio condiviso.

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