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l’intervista di fine anno

“Penso al Veneto da qui a 30 anni”

“Nessun territorio resterà indietro, per il Polesine tutti i dossier sono sul tavolo”

“Penso al Veneto da qui a 30 anni”

Dallo scorso 24 novembre è il nuovo presidente della Regione Veneto. Alberto Stefani ha raccolto l’eredità di Luca Zaia ed ora deve guidare il Veneto per i prossimi 5 anni.

Presidente, il 2025 si chiude con la sua netta vittoria alle elezioni regionali, il viatico per un 2026 che sarà pieno di sfide per la nostra regione…

“Le sfide sono soprattutto demografiche: popolazione che invecchia, natalità che diminuisce, talenti che vanno all’estero e sempre maggiore necessità di risposte sul piano sociale e sanitario, alle famiglie e alle persone. Le affronteremo con coraggio e con la stessa concretezza che i veneti hanno insegnato al mondo. Partendo dai numeri, dall’analisi dei fenomeni, anche sfruttando le nuove tecnologie, per arrivare a soluzioni pratiche. Per me la politica deve comportarsi così: adattarsi alla realtà e cercare di guidare i processi. Non esistono problemi o soluzioni di destra o di sinistra, quando si parla della salute e dei bisogni primari delle persone. Esistono solo proposte giuste o sbagliate. Noi ci impegneremo per offrire quelle che funzionano”.

Il nuovo anno si apre con la grande vetrina delle Olimpiadi di Milano e Cortina, non crede che la grande scommessa sia quella di dimostrare che infrastrutture, soprattutto quelle viarie, impianti, e turismo possano beneficiare di un rilancio che possa essere duraturo?

“Assolutamente. Le Olimpiadi finiscono il 22 febbraio, ma la loro eredità durerà per anni. Dobbiamo sfruttarla al massimo. Centinaia di migliaia di appassionati arriveranno nella nostra regione e milioni di spettatori vedranno le nostre Dolomiti, subendone il fascino e la capacità attrattiva. A Giochi terminati, gli atleti se ne andranno, ma le montagne e le infrastrutture resteranno al loro posto. L’obiettivo da raggiungere è la destagionalizzazione del turismo nella provincia di Belluno”.

Nel Nordest, ma anche nel resto d’Italia, da mesi l’economia evidenzia grosse difficoltà, sono in aumento le criticità di piccole e grandi imprese, cosa fare per sostenere il mondo produttivo?

“Sostenere l’imprenditoria significa sostenere il Veneto e, soprattutto, il tessuto sociale che ne ha determinato benessere e progresso. Per farlo basta ascoltare chi lavora. La prima cosa che chiedono imprenditori e artigiani? Non certo aiuti economici, ma manodopera qualificata. Perché, ancora una volta, sanno cosa succede nel loro settore. Un esempio: tra cinque anni avremo circa 280.000 operai specializzati in meno. La soluzione non può venire dall’immigrazione. Ma dalla valorizzazione di percorsi formativi, e dal rilancio degli istituti tecnici e professionali. Una volta si diceva ‘o studi o vai a lavorare’. Oggi bisogna cambiare paradigma: ci si può realizzare anche senza prendere per forza una laurea in filosofia e, contemporaneamente, studio e lavoro devono compenetrarsi, a tutti i livelli”.

Fra gli obiettivi della sua campagna elettorale c’era il massimo impegno per il settore sociale e la sanità, che risposte devono attendersi i veneti nei prossimi mesi?

“Sociale e sanità sono centrali. La sanità deve continuare a dare le risposte necessarie nella fase acuta e proseguire il suo percorso verso una progressiva territorializzazione delle prese in carico. Che vuol dire meno accessi inutili ai Pronto soccorso, più medicina di prossimità. Poi c’è altro: tra neanche vent’anni, più del 33% della popolazione sarà composta da ultra sessantacinquenni con tutti i risvolti che ciò comporta. Quindi sarà necessario puntare sull’invecchiamento attivo, sull’urbanistica sostenibile, sulla rete di supporto sociale. Perché anche la solitudine, a un certo punto, può diventare una malattia. Quanto ai primi provvedimenti, sono sul tavolo un piano Marshall per l’abitare, in favore soprattutto delle giovani coppie, lo psicologo di base e un numero unico per le non emergenze. Certo, serviranno risorse e, come ho già annunciato, intendo valutare l’utilizzo dei fondi europei per sostenere alcuni servizi, anzitutto a favore della prima infanzia”.

Nel futuro del Veneto, a breve e medio termine, ci sono progetti particolari che possono vedere la luce?

“L’ho chiesto a tutti i consiglieri regionali alla prima seduta del Consiglio: approvare entro sei mesi la proposta di legge di sostegno ai caregiver, cioè di chi si prende cura di un familiare malato. La proposta ha destato scalpore perché quella legge era stata depositata dall’opposizione? Non importa. A me interessano i Veneti, non mettere bandiere di partito. Altro tema: a giorni annunceremo la data in cui, per la prima volta, si riunirà il tavolo regionale antiburocrazia, con le associazioni di categoria e le imprese. Come promesso in campagna elettorale”.

E continuando su questo tema: negli ultimi mesi si è tornato a parlare di Valdastico Nord, i rapporti con Trento stanno progredendo o siamo a uno stallo?

“Sono in costante contatto con il presidente Fugatti. Per ora posso dire che le ultime resistenze sono cadute, che c’è l’ok a valutare un tracciato condiviso e che, entro gennaio, saremo insieme a Roma dal ministro Salvini per iniziare a chiudere la partita”.

E per il Polesine? Parco regionale del Delta, strada Romea, decollo della Zls sono temi sul tavolo da tempo, cosa può dire ai cittadini della provincia di Rovigo?

“Che nessuna provincia resterà indietro. Lo dice uno che, proprio nel collegio di Rovigo, era stato eletto al Parlamento. Voglio essere chiaro: i temi infrastrutturali sono in mano alla consigliera delegata Elisa De Berti, che terrà aperto il dossier Romea. Quella della Zls passa a Massimo Bitonci, che ha un’esperienza diretta come sottosegretario. C’è poi la questione della salvaguardia e della vivificazione delle lagune, sia per la pesca, sia per il mantenimento di un ecosistema la cui attrattività turistica può e deve essere sviluppata. Su questo lavoreranno Dario Bond e Lucas Pavanetto, insieme all’assessore della provincia rodigina, Valeria Mantovan”.

L’autonomia regionale? Sembra che l’argomento si sia un po’ raffreddato e che molti veneti non credano più ad un regionalismo che non sia limitato a materie di secondaria importanza.

“L’autonomia è e resta una priorità. Lo sprint dato dalla ratifica delle preintese lo dimostra. Segnalo poi un altro aspetto: siamo al lavoro per realizzare una holding autostradale veneta, che consentirà di trattenere i ricavi dei pedaggi della Brescia-Padova, garantendo risorse utili per investimenti”.

Fino a poche settimane fa è stato in Parlamento, cosa si porta dietro della sua esperienza romana?

“Porto un bagaglio di rapporti ed esperienze che metto a disposizione dei Veneti. Avere un governatore che ha fatto il sindaco e pure il parlamentare è un valore aggiunto. Il fatto che sia giovane? Be’, anche quello non guasta. Perché, come ho sempre detto, il mio orizzonte programmatico non è di 5 o 10 anni, ma almeno di 30”.

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