VOCE
SETTIMANA DIRITTI
19.07.2023 - 09:08
“Mi hanno accusato di essere putiniano, ma nella Russia di Putin sarei già in galera, io sono un teatrante, ma sono un uomo libero”.
Moni Ovadia, attore, musicista e scrittore ebreo ieri a Rovigo per parlare del conflitto israelo-palestinese durante la Settimana dei Diritti umani, è tornato a parlare di guerra in Ucraina e della lettura controcorrente che lui ne fa: “Io sono schierato contro la Nato e contro Biden e di conseguenza contro Zelensky, che è un uomo di Biden - torna sulla polemica che ha fatto tanto discutere in Italia - Questa guerra è nata tanto tempo fa, quando James Baker allora segretario di Stato dell’America promise a Gorbaciov che la Nato non si sarebbe allargata di un centimetro a Est della Germania. E’ invece è raddoppiata. Se tu porti le tue armi sempre più vicino a me, forse posso pensare che ce l’hai con me. Allora ti chiedo, ‘perché porti le armi così vicino a me?’ e tu mi rispondi, ‘io sono un’alleanza difensiva’. E quindi è legittimo pensare ‘mi consideri un nemico, e io Federazione Russa, come vuoi che ti consideri?’”.
Sempre anticonformista e appassionato lettore dei conflitti mondiali, a partire da quello che più lo tocca, quello che da anni devasta la Palestina e gli israeliani, Moni Ovadia aggiunge: “Se io sono putiniano tutto il mainstream che sta con Biden è fatto di stalinisti, non ho più visto un servilismo dai tempi in cui Stalin dominava il mondo dei comunisti, erano tutti appecoronati e nessuno osava fiatare. Biden è il peggiore presidente degli Stati Uniti che si sia visto da molti anni dopo Clinton. E’ doloroso doverlo dire per chi è di sinistra, i peggiori sono stati i democratici, non i repubblicani”.
Durante il pomeriggio nella ex Pescheria Nuova l’artista insieme a Lisa Clarck dei Beati Costruttori di Pace e premio Nobel per la Pace e ad Alessandra Annoni, professore associato di diritto internazionale dell’Unife, il tema principale è stato “La Palestina nel quadro dei conflitti mondiali”. Una riflessione sulla non violenza in contesti invece molto violenti.
“Sono le rivoluzioni non violente che nel 55% dei casi raggiungono i loro obiettivi e li rendono stabili. Solo nel 26% dei casi le rivoluzioni violente raggiungono i loro obiettivi - ha premesso Lisa Clarck nel suo intervento - Nel caso delle rivoluzioni di popolo con metodi non violenti i 2/3 progredivano. Noi siamo rimasti scioccati dalla gente che a Ramallah festeggiava dopo un atto terroristico la morte degli israeliani. Sono argomenti scivolosi perché non significa che noi non siamo favorevoli alla fine dell’occupazione. Ci sono da una parte ragazzi uccisi perché avevano un sasso in mano. Dall’altra israeliani che soffrono per gli amici scomparsi. Io credo che anche in Ucraina per cominciare un dialogo bisognerà partire innanzitutto dalla sofferenza delle persone”.
L’analisi di Moni Ovadia è partita da Shimon Peres, “un uomo vanitoso, autoreferenziale, aveva una grande opportunità, di mandare avanti il processo di Oslo, lui invece ha scelto di governare, di combinare disastri. Ora è mia ferma convinzione che Hamas e Jihad sono pagate dal governo israeliano. Nulla fortifica il governo di centrodestra più delle organizzazioni palestinesi, violente e facilmente manipolabili. I più giovani e intemperanti hanno voglia di menare le mani e questo finisce sempre per fare il gioco del governo, delle autorità militari e dei servizi segreti israeliani”. Infine una riflessione sui confini e sulla tendenza al nazionalismo: “Il nazionalismo è l’ideologia più ripugnante che sia stata creata dall’uomo, perché parte da un confine. Gli esseri umani si riconoscono per i loro sentimenti, per le emozioni, per le relazioni che costruiscono. E invece vi attaccate ai totem nazionalisti”. E cita la chiamata di Abramo nella Bibbia: “Dio disse ad Abram ‘lascia la tua terra, la tua tribù, la famiglia di tuo padre, e va' nella terra che io ti indicherò’”.
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