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L’Italia poteva nascere 50 anni prima?

La ricostruzione dell’epoca con gli autori Romanato e Burato e con Raito e Contegiacomo

L’Italia poteva nascere 50 anni prima?

Si sarebbe potuta realizzare l’unità d’Italia già nel 1815? A questa domanda risponde il volume “Murat, la disfatta militare e diplomatica” (edizioni Rem - Apogeo, 256, pagine, 18 euro) che sarà presentato a Rovigo, palazzo Gobbati domani alle 17.30. L’opera, realizzata da Maurizio Romanato, giornalista e storico, e Alberto Burato, medico e ricercatore storico-militare, raccoglie e completa il convegno di studi svoltosi nel maggio 2022 a Tolentino, promosso dalla locale associazione storica Tolentino815.

Il libro, già presentato nelle Marche a dicembre 2023, mediante la ricostruzione di un quadro moderno e internazionale degli eventi, costituisce l’anello di saldatura con la serie di manifestazioni legate al bicentenario della battaglia di Occhiobello e alla campagna d’Italia post-napoleonica organizzate nove anni fa dal Comune di Occhiobello, Minelliana e Rete Murat.

Dopo l’introduzione di Leonardo Raito, dell’Università di Ferrara, Luigi Contegiacomo, ex direttore dell’Archivio di Stato di Rovigo e presidente del comitato locale degli istituti per il Risorgimento e per la Resistenza, dialogherà con gli autori evidenziando gli aspetti principali dello studio.

Gli anni 1814-1815 furono cruciali per il riassetto dell'Europa, uscita sconvolta e stremata dalla Rivoluzione francese e dall'epopea napoleonica. La prima capitolazione della Francia e i successivi trattati di pace lasciavano aperte molte questioni, tra cui quelle dei diritti e delle nazionalità, alle quali non riuscì a dare risposta compiuta neppure il congresso di Vienna. Il tentativo di unificazione italiana sotto il suo scettro operato da Gioacchino Murat non sortì alcun effetto immediato. La sua Campagna d'Italia del 1815 si rivelò un'avventura disperata perché condotta con improvvisazione e senza condizioni nazionali e internazionali atte a sostenerla. Per Murat si trasformò in una disfatta sotto l'aspetto militare e diplomatico, nonostante il Proclama di Rimini.

Le troppe ambiguità di comportamento verso il cognato Napoleone, insofferente all’Elba e protagonista dei Cento giorni, e verso le potenze vincitrici con le quali si era alleato, salvo cambiare fronte non appena iniziò a sperare nella rivincita dell'Imperatore, lo resero inaffidabile nel contesto europeo e rivelarono l'inconsistenza del suo esercito sin da Occhiobello e poi nella battaglia di Tolentino.

Dopo aver trattato degli avvenimenti politico-diplomatici e militari legati al proclama di Rimini e all’ode del Manzoni, si passerà nell’ultima parte alla spiegazione degli armamenti durante la breve campagna d’Italia del marzo-maggio 1815 e alla sanità militare dell’epoca.

La ricerca parte da una constatazione. Considerare l’unificazione italiana solo come frutto di guerre fortunate e abile diplomazia, la ridurrebbe a un processo breve durato dall’aprile 1859 al novembre 1860 quando si configurò circa l’80 per cento dell’Italia attuale. In tal caso unità e indipendenza nazionale sarebbero stati realizzabili già nel 1815 quando Gioacchino Murat lanciò la sua campagna d’Italia nel tentativo di conservare il trono di Napoli e ampliare i suoi domini all’intera Penisola. In realtà il processo unitario e di indipendenza fu lungo e complesso: la nascita nazionale dovette sempre fare conto delle situazioni interne e internazionali.

Non bastavano le idee di pochi, bensì la piena consapevolezza di una larga parte della popolazione dell’importanza del progetto, maturata con la rivoluzione del 1848-49 e con la disgregazione del sistema repressivo e di controllo sull’Italia delle potenze vincitrici instaurato con il Congresso di Vienna.

Lo studio rappresenta una lettura completa delle dinamiche militari e diplomatiche scaturite prima e durante il Congresso di Vienna, viste in maniera moderna, obiettiva, depurata delle pulsioni di un secolo e mezzo fa, in un’ottica geopolitica entro la quale si svolsero le vicende di quel periodo immediatamente post-napoleonico, in cui, peraltro, si cominciarono a costruire le basi per l’Italia unita.

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