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Adria

Milva, simbolo del Delta del Po

Una serata alla scoperta della grande artista

Milva, simbolo del Delta del Po

Grande interesse ha suscitato la presentazione del libro “Milva, l’ultima diva – Autobiografia di mia madre” scritta dalla figlia Martina Corgnati, svoltasi all’auditorium Mecenati su iniziativa della biblioteca comunale in collaborazione con la fondazione Aida e il patrocinio della Città di Adria.

L’autrice è stata in dialogo con il giornalista Maurizio Romanato. All’incontro ha partecipato una delegazione di Goro, guidata dalla sindaca Maria Bugnoli, paese natale di Maria Ilva Biolcati, in arte Milva, nel Bassoferrarese, nel cuore del Delta del Po dove nacque il 17 luglio 1939 e ben presto divenne la “pantera di Goro”. Un soprannome che evoca un trio “rosa” insuperabile che segnò la canzone italiana negli anni Sessanta e Settanta: Mina “la tigre di Cremona”, Iva Zanicchi, “l’aquila di Ligonchio” quindi Milva “la pantera di Goro”.

Così nel ricordo di Milva c’è stato anche un faccia a faccia tra i due primi cittadini: Massimo Barbujani e, appunto, Maria Bugnoli.

Nell’aprire i lavori, Paolo Rigoni, referente della biblioteca comunale, ha evidenziato che “Milva entrò da subito prepotentemente, già dalle sue prime apparizioni, nell’immaginario collettivo delle nostre zone, di Adria e paesi limitrofi. Vi fu un riconoscimento immediato sin dal primo momento in cui conobbe la notorietà nel 1959 quando trionfò al concorso di ‘Voci nuove’ indetto dalla Rai e le successive partecipazioni al ‘Festival di Sanremo’ del 1961 e 1962. Erano i tempi di ‘Sorrisi e canzoni’ e dei testi delle canzoni, acclusi al settimanale, che poi le ragazze tenevano davanti agli occhi per imparare parole e melodia quando venivano proposti alla radio, principalmente a Radio Capodistria con quella trasmissione di musica a richiesta che andava sotto il nome di ‘Auguri’ e che fece scuola per alcuni decenni”.

Rigoni si è soffermato a ricordare che “il contesto storico, culturale e sociale da cui è uscita Milva è il medesimo dei nostri paesi: le ferite della guerra perché anche Goro è stata segnata da violenze e fucilazioni sommarie ad opera della Gnr di Ugo Jannuzzi, il cosiddetto boia di Codigoro responsabile anche dell’uccisione di Mario Bonamico di Papozze, a seguire la difficile ricostituzione del tessuto sociale, le alluvioni, il canto in chiesa, le filodrammatiche di paese, le scuole di taglio e cucito, le prime orchestrine”.

Il libro di Martina Corgnati, prosegue il referente della biblioteca, “mette in evidenza la condizione della mamma proiettata da Goro in un mondo difficile, sola, senza una famiglia alle spalle ed è per questo che sposa Corgnati, un padre, che ha sempre vissuto come un handicap la sua mancanza di cultura. Facile alle depressioni e alla tristezza ma sul palco si esaltava. Persona inquieta sempre alla ricerca, mai appagata, affetta dal ‘mal de vivre’ come scrive lo psicanalista Franco Castaldi nella post-fazione”.

Nel dare il triste annuncio della morte, avvenuta a Milano il 23 aprile 2021, il direttore del Piccolo teatro di Milano, Claudio Longhi, ebbe a dire: “La sua voce indimenticabile, inconfondibile, luminosa e incisiva come il soprannome che indossava con eleganza, ha tracciato un capitolo importante della storia della musica e del teatro italiano, colorandolo del rosso della sua chioma e della sua incandescente personalità”.

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