Cerca

Il ricordo

Toni Bisaglia e il “suo” Polesine

Laura Cestari: “Distintivo per il nostro territorio”. La vita, le lotte politiche, le ombre sulla sua morte

Toni Bisaglia e il “suo” Polesine

La figura di Toni Bisaglia a 40 anni dalla sua morte. Si è svolta ieri a a Venezia, a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto, la cerimonia di commemorazione del senatore Antonio Bisaglia in occasione del 40esimo anniversario dalla morte.

“Sono molti i tratti, anche personali, che mi legano alla figura di Antonio Bisaglia - ha sottolineato la consigliera regionale Laura Cestari (Lega-LV), promotrice dell’incontro, salutando in particolare la consigliera polesana Simona Bisaglia e l’assessore Cristiano Corazzari, loro conterraneo, e gli altri consiglieri che hanno partecipato all’incontro - e l’anniversario dalla sua scomparsa non vuole essere solo una commemorazione o la celebrazione di un politico, ma soprattutto una sorta di festa con gli amici del senatore. La figura di Bisaglia è distintiva del Polesine, ha caratterizzato un’epoca e segna ancora quella di oggi: sono attuali le sue battaglie per l’autonomia e per la terra da cui proveniva, una provincia considerata marginale, non in grado di incidere dal punto di vista politico a livello nazionale".

"Bisaglia va in controtendenza e a lui va il merito di aver portato il Polesine alla ribalta nazionale. Il Polesine, e l’intero Veneto, ricordano la coerenza e la brutale franchezza di Bisaglia, tratti che caratterizzano noi polesani, abituati a parlare poco, ma a lottare per portare avanti le nostre battaglie, come quelle legate alle trivellazioni, alla Zls, alle lotte degli agricoltori e dei pescatori, falcidiati dall’emergenza granchio blu”.

“Un ringraziamento all’onorevole Antonio Zanforlin, coetaneo e conterraneo di Antonio Bisaglia - ha sottolineato il presidente del consiglio regionale del Veneto Roberto Ciambetti nell’introdurre l’evento - a cui dedicò anche un prezioso testo in memoria dell’amico scomparso in circostanze a dir poco oscure. Bisaglia vedeva lontano: era un esponente della giovane Dc, tra le nuove leve dopo i fondatori della Dc, che era la naturale evoluzione del Partito Popolare. Bisaglia si ritrovò a ricoprire il ruolo di ministro per circa 8 anni, dal 1972 al 1980, si ritrovò ai vertici istituzionali proprio sotto l’attacco del terrorismo eversivo, in anni in cui fare politica significava mettere a rischio la propria vita come accadde ad Aldo Moro, rapito e assassinato dalle Br. Non tutti oggi ricordano che proprio Aldo Moro, presidente della Dc, si rifiutò pochi giorni prima del suo rapimento di sostituire i ministri Antonio Bisaglia e Carlo Donat-Cattin, i più rigidi nell’opporsi al coinvolgimento del Pci nella maggioranza, per sostituirli con altri esponenti politici più graditi a Berlinguer. In quell’occasione Moro disse che la Dc sarebbe finita se avesse accettato di farsi selezionare la classe dirigente dagli altri”.

La figura di Antonio Bisaglia va proiettata in quello scenario complesso e mai del tutto chiarito, in giorni in cui la democrazia italiana era sotto un durissimo attacco. “In quegli anni così drammatici, l’idea di una Dc veneta organizzata sul modello bavarese della Csu fu un’intuizione formidabile di Bisaglia che, divergendo dalla valutazione di Mariano Rumor fortemente radicato nel centralismo romano, aveva ben compreso le difficoltà della riforma dello stato ma anche l’animo veneto caratterizzato da un forte sentimento autonomista-regionalista in continuità con la storia della Repubblica veneziana, pur inserito nel contesto dell’unità nazionale”.

E poi la sua morte, caduto da un’imbarcazione nelle acque di Portofino. “Della sua morte non si diede pace il fratello, don Mario Bisaglia, anche lui trovato cadavere nel Lago di Cadore: una democrazia forte ha il coraggio di affrontare le verità più scomode e tra queste credo si possa inserire perfettamente le vicende dei due fratelli Bisaglia. Un paio di settimane fa abbiamo celebrato qui a palazzo Ferro Fini, nella casa di tutti i Veneti, la splendida figura di Giacomo Matteotti altro grande figlio del Polesine, assassinato dai fascisti il 10 giugno del 1924. Anche Bisaglia fu un interprete dei bisogni profondi e della volontà di riscatto del suo Polesine. Dimenticare Bisaglia, significa dimenticare quella dimensione della politica che guarda ai bisogni dei più poveri, dei più umili, di chi ha veramente bisogno e con questo sguardo cerca di porre le basi verso il futuro”.

“A 40 anni dalla dipartita - ha aggiunto l’assessore Cristiano Corazzari - il suo ricordo è vivo nella nostra regione e in particolare nel nostro Polesine, una persona caratterizzata da tratti di umanità straordinari e legami che superano il tempo. Ha saputo riscattare una terra che subiva, dopo l’alluvione del ’51, una situazione economica e sociale pesante”.

“La morte di Toni - ha detto Antonio Zanforlin - avvenuta il 24 giugno 1984, nelle acque tra Santa Margherita Ligure e Lavagna, praticamente davanti a Portofino, colse tutti di sorpresa e provocò in me un forte senso di vuoto. Oggi avrebbe 94 anni; in questo ricordo ancora vivo di Toni unisco quello di altri amici scomparsi: Amedeo Zampieri, Carlo Pellegrini, Antonio Zordan ed il fratello di Toni, don Mario Bisaglia”.

Zanforlin ha ricordato il percorso formativo, personale e politico, di Bisaglia, la militanza nella Democrazia Cristiana a partire dal 1945, l’impegno giovanile nel periodo dello sviluppo del Polesine, le altre figure decisive della politica polesana. Deputato, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel Governo Rumor, più volte ministro, sino a quando divenne capogruppo dei senatori Dc al momento del tragico incidente. A Roma non mancava di rimarcare la specificità del suo Polesine e dei suoi secolari problemi irrisolti”.

Ricordate anche alcune circostanze poco chiare legate alla morte di Bisaglia: “Quando il 24 giugno 1984 morì nel mare di Santa Margherita Ligure, a 55 anni, in circostanze drammatiche, sono state scritte e dette ‘troppe verità’, così come troppo in fretta si chiuse questa mai chiarita vicenda e si procedette ad una frettolosa tumulazione, evitando persino di fare l’autopsia. Gianni Agnelli, appena venne a conoscenza della morte di Toni, ad alta voce proruppe in questa esclamazione: ‘Chi l’ha ucciso?’”. Zanforlin ha chiuso dicendo: “Auspico che in questo quarantesimo anniversario della morte di Toni, le Poste Italiane abbiano ad emettere un francobollo commemorativo di Antonio Bisaglia”.

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su

Caratteri rimanenti: 400