VOCE
la grande mostra
07.09.2024 - 06:00
L’occhio del secolo scorso rivolto sull’Italia. E Rovigo, dopo Robert Capa, dal 28 settembre al 26 gennaio, ospiterà a Palazzo Roverella la più importante mostra monografica italiana su Henri Cartier-Bresson, incentrata sul lungo rapporto tra il maestro francese e il nostro paese.
L’occasione per conoscere a fondo l’autore definito un “impressionista della fotografia” e uno dei pionieri del fotogiornalismo, fondatore insieme proprio a Capa dell’Agenzia Magnum.
Un’altra grande mostra destinata a richiamare in città un gran numero di visitatori, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, con il sostegno di Intesa Sanpaolo, e in collaborazione con la Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e la Fondazione Camera - Centro italiano per la fotografia di Torino, con la curatela di Clément Chéroux, e Walter Guadagnini, direttori delle rispettive Fondazioni.
Per la prima volta viene documentato in maniera esaustiva e approfondita il rapporto tra colui che è stato definito “l’occhio del secolo” e l’Italia. Attraverso circa 200 fotografie e numerosi documenti, come giornali, riviste, volumi e lettere, la mostra ripercorre le tappe di un rapporto iniziato prestissimo, già negli anni ‘30, e proseguito fino al momento in cui Cartier-Bresson ha abbandonato la fotografia, negli anni ‘70.
Scandita cronologicamente, la mostra inizia con il primo viaggio italiano avvenuto all’inizio degli anni Trenta da un giovanissimo Cartier-Bresson, nato nel 1908, che aveva appena abbandonato definitivamente la pittura per la fotografia, in compagnia dell’amico André Pieyre de Mandiargues, giovane poeta e scrittore, e della sua compagna, la pittrice Leonor Fini. In questo viaggio di piacere, scatta alcune delle sue immagini più famose, tutte presenti nella sezione di apertura della mostra.
Il secondo viaggio, non meno significativo, all’inizio degli anni Cinquanta, tocca l’Abruzzo e la Lucania, emblema di quel Sud in cui si affrontavano tradizione e modernità, povertà e cambiamenti sociali. Figura centrale nella costruzione dell’immagine del Sud e in particolare di queste regioni è lo scrittore e pittore Carlo Levi, riferimento fondamentale per i tanti fotografi, italiani e stranieri, che si muovono tra Matera e i paesi del territorio, tra cui Scanno, nei pressi di L’Aquila, divenuta celebre proprio grazie agli scatti di Cartier-Bresson e più tardi di Giacomelli.
Particolarmente interessanti, anche dal punto di vista storico, sono le immagini della distribuzione delle terre, un momento cruciale nella storia recente del nostro Paese.
Divenuto ormai una leggenda vivente della fotografia, Cartier-Bresson ritorna a più riprese in Italia tra gli anni ‘50 e ‘60 realizzando servizi per le grandi riviste illustrate dell’epoca, tra cui “Holiday” e “Harper’s Bazaar”, dedicati soprattutto a Roma, Napoli, Venezia, le grandi città che suscitano l’interesse dei lettori stranieri, e a Ischia e alla Sardegna, tappe che permettono al fotografo di posare il suo sguardo sugli usi e i costumi del Paese e dei suoi abitanti. In particolare, i diversi scatti realizzati a Roma restituiscono appieno il clima di quegli anni e la specificità di un paese non ancora omologato alla dominante cultura proveniente da oltreoceano. Alcune di queste immagini confluiscono non a caso in uno dei libri più noti del fotografo, “Les Européens” (1955), nel quale si racconta la nuova Europa che è ormai in pieno sviluppo dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale.
La mostra ha i suoi ultimi sviluppi e la sua chiusura con le immagini dei primi anni ‘70, dedicate ancora a Matera, un vero e proprio ritorno sui luoghi frequentati vent’anni prima, in cui è facile leggere continuità e discontinuità del tempo, l’avanzare della modernità e la persistenza delle identità locali, e poi con le immagini dedicate al mondo del lavoro industriale, tra Olivetti e Alfa Romeo, che spostano invece l’attenzione sulle nuove modalità di vita.
La mostra realizzata con opere provenienti dalla Fondation Cartier-Bresson, ed è accompagnata da testi esplicativi in ogni sala e da un catalogo, edito da Dario Cimorelli Editore, che riporta tutte le opere esposte, i saggi dei due curatori e quello di Carmela Biscaglia, dedicato a vicende e personaggi che hanno reso unico il rapporto di Cartier-Bresson con la Basilicata.
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