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La vita e la politica di Toni Bisaglia

“La sua opera politica per il Plesine resta indelebile, dai concorsi alla centrale di Porto Tolle”

La vita e la politica di Toni Bisaglia

La vita e la politica di Antonio Bisaglia a 40 anni dalla sua morte. Martedì scorso palazzo Cezza ha accolto la relazione di Leonardo Raito “Antonio Bisaglia ministro 1974-1980”. Un’iniziativa organizzata da Arci e fondazione Cariparo.

Lo storico e docente universitario ha illustrato le tappe salienti della carriera politica di Antonio Bisaglia, più volte ministro della Repubblica e con un ruolo importante nel progresso del Polesine, a partire dalla creazione di concorsi e dall’insediamento della centrale elettrica di Porto Tolle.

Nella ricostruzione di Raito appare come “le vicende personali del ministro si intrecciarono strettamente con il contesto della Democrazia Cristiana di quegli anni”. Dopo la laurea in giurisprudenza Bisaglia entrò in Parlamento nel 1963 come deputato. Con le elezioni politiche del 1972 viene rieletto alla Camera con 138.000 preferenze. “Con il quinto governo Rumor Bisaglia assume il dicastero dell’agricoltura (1974) affrontando diversi temi tra i quali ricordiamo la modernizzazione dell’agricoltura e i rapporti con la Comunità Economica Europea con cui trattarono la gestione di prodotti agroalimentari e le quote latte che iniziarono proprio negli anni Settanta”. Era il decennio in cui l’Europa iniziava a premiare le strategie produttive e si iniziò a pensare alle politiche nazionali in scala Europea. “Alla fine del 1974 - ha ricordato Raito - Aldo Moro divenne Presidente del Consiglio e a Bisaglia fu affidato il dicastero delle partecipazioni statali.

Si discusse allora con accesi scontri quale fosse il ruolo delle partecipazioni pubbliche in economia. Fu allora che la commissione tecnica segnalò distorsioni nel funzionamento del sistema e una carenza di programmazione nella gestione degli enti statali partecipati”. Il 1978 vide il tragico rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, nel 1979 le elezioni e la nomina di Bisaglia per la terza volta ministro all’ndustria. “In quel mandato Bisaglia affrontò in maniera energica la crisi petrolifera, la crisi dell’industria automobilistica e individuò nuove soluzioni per la produzione energetica. La carriera di Bisaglia come ministro vede il suo capolinea nel 1980, l’anno delle stragi di Ustica e di Bologna. Un Comitato interministeriale ipotizzò un collegamento tra Ustica e Bologna in una logica di terrorismo internazionale.

“A livello locale Bisaglia - ha spiegato Raito - è ricordato come un uomo di grandi capacità. In Polesine fondò due consorzi: quello per lo sviluppo e quello per l’irrigazione. Ebbe un ruolo cardine nello sviluppo della centrale di Polesine Camerini per la quale ottenne il consenso in seguito ad uno storico intervento alla sala Oliva dell’Accademia dei Concordi in cui ebbe le capacità di convincere anche i più refrattari. Quella di Polesine Camerini fu un’infrastruttura che garantì risorse per trent’anni da parte dello Stato al Polesine con l’obiettivo di mantenere la sicurezza idraulica del territorio attraverso un poderoso rafforzamento degli argini”.

“La memoria storica che Bisaglia ha lasciato in Polesine e in Italia è indiscussa a distanza di 40 anni dalla sua scomparsa”. Bisaglia morì nel 1984 cadendo da un’imbarcazione e annegando in mare.

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