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L’onore di chi seppe dire di no

I familiari polesani pronti a dare valore ad una pagina poco nota. Collaborazione anche con le scuole

L’onore di chi seppe dire di no

L’onore di chi seppe dire di no al nazismo e al regime di Salò. I familiari degli Imi polesani soddisfatti per l’arrivo della legge che istituisce il giorno del ricordo anche per gli internati militari italiani.

Anche per gli Imi, quindi, sta per arrivare il momento del ricordo. È stato dato il via libera alla Camera dei Deputati lo scorso 19 settembre l’istituzione della Giornata degli internati militari italiani (Imi) nei campi di concentramento tedeschi, la data è il 20 settembre. Questo provvedimento fissa il ricordo per tutti i cittadini italiani, militari e civili che furono internati nei campi di concentramento nazisti perché espressero il proprio rifiuto a collaborare con il nazismo, dopo l'8 settembre del ‘43 nonché il rifiuto a collaborare con la Repubblica sociale italiana e il fascismo. Gli internati militari italiani furono 650.000, denominati Imi. Come si può leggere nella documentazione per l'esame del progetto di legge alla Camera dei deputati “nel periodo che va dalla crisi dell’estate del’43 alla cessazione della guerra, circa 800mila italiani, militari e civili, vennero trasferiti coattivamente nel territorio del Terzo Reich, per essere impiegati come forza lavoro nell’economia bellica tedesca”.

Il testo della disposizione (che ora passerà al Senato) prevede che per le iniziative celebrative connesse alla Giornata degli Imi, “gli organi competenti in ciascuna provincia si adoperino per diffondere la conoscenza del valore storico, militare e morale della vicenda degli Imi nonché il ricordo delle sofferenze inferte e patite dei diritti inalienabili della persona. La diffusione del ricordo di questa vicenda deve sapersi trasformare in un forte messaggio di pace alle giovani generazioni”.

E’ proprio nella costruzione del ricordo della vicenda di questi giovani che da tre anni un gruppo di famigliari di ex Imi del Polesine si è unito per costruire questa memoria, coinvolgendo studenti di due licei cittadini che, congiuntamente, arriveranno a presentare in una mostra lo studio, l’analisi di materiale fornito dai familiari e la progettazione di una targa a ricordo. Progetto, quest’ultimo, già approvato.

I familiari polesani degli Imi spiegano: “Ecco allora che emergeranno i nomi di chi riposa in terra straniera ucciso a botte o per delazione, i nomi di chi sepoltura non ha avuto, di coloro che hanno taciuto perché troppo crude da narrare le sevizie subite, i racconti della cattura. E poi le lettere ai genitori in cui, per censura, si raccontava di una vita tranquilla, o le lastre che testimoniano denutrizione e freddi inverni. O un diario d’amore, una canzone scritta o la lista dei beni di scambio o il libro delle preghiere folli”.

E poi citando i nomi di alcuni Imi: “Ecco allora che Ugo, Vittorio, Antonio, Anselmo, Dante, Primo ed i tanti che condivisero il no, parleranno di pace e libertà e Dino, con i suoi 101 anni, sorridente vi dirà ‘dissi di no’”.

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