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Al Sociale il Devereux di Donizetti

Sulla scena grandi interpreti nell’allestimento realizzato dal laboratorio teatrale di Rovigo

Al Sociale il Devereux di Donizetti

Dopo la prosa di giovedì scorso, al Sociale torna la lirica. La stagione lirica del teatro Sociale di Rovigo prosegue domani alle 20.30 con Roberto Devereux. Uno fra i titoli più significativi nella produzione del Donizetti maturo e una delle riscoperte di maggior successo della Donizetti-renaissance del secolo scorso.

Un’opera che vedrà sulla scena a Rovigo grandi interpreti per questo nuovo allestimento del prestigioso regista shakespeariano Stephen Langridge, direttore artistico del festival di Glyndebourne. Sul palcoscenico, quattro star del belcanto internazionale come John Osborn, Raffaella Lupinacci, Simone Piazzola e, nella parte di Elisabetta, il soprano italoaustraliano Jessica Pratt.

“Si tratta di una coproduzione prestigiosa - dichiara Edoardo Bottacin, direttore del Teatro Sociale - che mette in relazione il nostro Sociale con il festival Donizetti Opera, una delle realtà italiane più quotate a livello internazionale e ci permette di avere in cartellone quattro autentiche star tra cui Jessica Pratt, al debutto nel ruolo e per la prima volta a Rovigo. Mi piace poi ricordare che anche questo allestimento è stato realizzato dai laboratori del nostro teatro”.

L’opera è titolata al maschile, ma la vera protagonista è Elisabetta. Siamo nel 1837, al Real Teatro di San Carlo di Napoli, e Gaetano Donizetti regala una parte eccezionale a una delle sue interpreti più amate e geniali, il soprano Giuseppina Ronzi de Begnis, la sua “musa nera”, specialista in personaggi femminili tormentati, violenti, deliranti. Due anni dopo Lucia di Lammermoor, Salvadore Cammarano stimola nuovamente il genio donizettiano con un libretto sintetico, compatto ed efficacissimo, in linea con quanto proclamato dal compositore in una lettera famosa: “Voglio amore, che senza questo i soggetti sono freddi, e amor violento”.

L’opera si conclude con una sconvolgente scena di delirio allucinatorio che dà un nuovo significato drammatico all’abituale rondò finale della primadonna. In più, all’eccellente ispirazione donizettiana contribuisce anche l’ambientazione britannica, fra quei ‘Tudori’ che già lo avevano appassionato in altre tre opere, Elisabetta al castello di Kenilworth, Anna Bolena e Maria Stuarda, e che viene ribadita anche nella brillante sinfonia che cita esplicitamente l’inno inglese God save the King.

L’opera verrà presentata al Ridotto del Sociale, domani alle 18.30, con la presenza del direttore artistico del Teatro Edoardo Bottacin e di alcuni dei protagonisti che saliranno sul palco.

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