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palazzo roverella

La mostra che non s'era mai vista prima

“Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia”

Una mostra senza precedenti in Italia e a livello internazionale è quella dedicata a “Hammershøi e i pittori del silenzio tra il Nord Europa e l’Italia”, ospitata a Palazzo Roverella dal 21 febbraio al 29 giugno 2025.

“Una scommessa coraggiosa”, secondo Gilberto Muraro, presidente della Fondazione Cariparo, ente promotore con la collaborazione del Comune di Rovigo e dell’Accademia dei Concordi e con il sostegno di Intesa Sanpaolo. La mostra, prodotta da Dario Cimorelli Editore, è a cura di Paolo Bolpagni, ben noto a Rovigo, avendo curato altre tre mostre per il Roverella: “Vedere la musica” (2021) e quelle dedicate a Kandinsky (’22) e Renoir (’23).

Una scommessa, in realtà, già vinta, a considerare dall’attenzione che, prima ancora di partire, le hanno dedicato stampa e riviste d’arte nazionali, oltre all’affollata presenza alla vernice stampa di ieri a palazzo Roncale, la mattina, e poi all’evento pubblico al Teatro Sociale nel tardo pomeriggio. La Fondazione con questo innovativo progetto dimostra ancora la lungimiranza delle scelte in ambito culturale, che annoverano una serie ormai ventennale di mostre di successo, tra palazzo Roverella e palazzo Roncale – dov’è attualmente in corso quella dedicata a Cristina Roccati -, percorrendo la duplice linea di approfondimento di filoni inediti dell’arte tra Otto-Novecento (Roverella) e di valorizzazione del territorio attraverso i suoi eventi e protagonisti (Roncale).

“Un’ottima opportunità – ha sottolineato il sindaco Valeria Cittadin – per la nostra città per essere conosciuta ed apprezzata” ed “un evento nazionale, che permette di conoscere un pittore a lungo dimenticato, nonostante sia stato uno dei massimi esponenti della pittura danese dell’Ottocento”, ha chiosato il presidente accademico Pier Luigi Bagatin con Michele Coppola di Intesa Sanpaolo. Vilhelm Hammershøi (Copenaghen, 1864-1916) “pittore del silenzio”: i suoi interni di case, scorci di normale vita quotidiana, spesso senza persone o con una sola figura, preferibilmente femminile e di spalle, inducono ad una riflessione intimistica, non senza una nota malinconica e inquieta, suggerita dal senso di solitudine.

Quasi un invito a noi spettatori, travolti dai ritmi frenetici della contemporaneità, a fermarci, per prenderci del tempo assaporandone ogni attimo. Il tratto preciso, la cura del dettaglio e la resa d’insieme, quasi fotografica, in cui spiccano le linee geometriche e gli studi di luce, spalmati su una tavolozza di colori tenui, dominati dai toni grigi e terrosi, tutto conferma la perizia di un artista, già enfant prodige ed apprezzato nella sua breve vita, ma poi dimenticato troppo in fretta e a lungo. Ora la nuova mostra rodigina del Roverella permetterà di riscoprire questo pittore talentuoso, volutamente al di fuori delle correnti d’arte del suo tempo, ma inscritto a pieno titolo in un filone, neanche tanto raro, di “pittori del silenzio” (di Scandinavia, Italia, Francia e Belgio), che il curatore Bolpagni ha messo a confronto, accanto anche a scene di film di registi a lui ispirati, Bergman su tutti.

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