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La città in arancione: “Una gioia”

“Sarà il festival dell’anima e della consapevolezza. E Marianella Sclavi sarà il suo spirito”

La città in arancione: “Una gioia”

Sarà il Festival dell’anima: Mattia Signorini racconta l’11esima edizione di Rovigoracconta, che prende il via oggi, intervistato da Fiammetta Benetton durante il programma “Eccellenti”, in onda su Delta Radio.

“Più ci avviciniamo al debutto e più mi sento sereno - svela Signorini - è come se tutto iniziasse a prendere forma e a camminare da solo”.

Quest’anno il tema è “Riconosciti”, un titolo intimo e profondo. Signorini: come nasce?

“Ogni anno, con Sara Bacchiega, mia compagna d’avventura in questo festival, appena si chiude un’edizione iniziamo a pensare alla successiva. L’idea nasce sempre da un punto di svolta personale: l’estate scorsa ci siamo detti che era arrivato per entrambi il momento di guardarci dentro e chiederci chi siamo diventati. Da lì è nato ‘Riconosciti’: un invito a fermarsi, a guardarsi davvero allo specchio e a ritrovarsi”.

Un messaggio potente, quasi terapeutico. Come viene tradotto nel programma?

“Con 60 appuntamenti pensati per portare luce, non dolore. Vogliamo che il festival sia un’occasione di gioia e consapevolezza. L’illustrazione di quest’anno lo racconta bene: un braccio che tiene uno specchio. L’animale guida siamo noi. Un invito visivo a guardarci, ad accettarci”.

Tra i tanti ospiti, ce n’è uno che rappresenta particolarmente lo spirito del festival?

“Direi Marianella Sclavi. E’ un’antropologa di fama mondiale, autrice de 'L’arte di ascoltare e mondi possibili', e verrà solo a Rovigo per festeggiare i 25 anni del suo libro. Lei lavora come facilitatrice nei conflitti internazionali: insegna ad ascoltare. E’ un esempio perfetto di come riconoscersi passi anche dal riconoscere l’altro”.

Il festival è anche un grande contenitore culturale. Ma quali sono gli eventi che segnalerebbe?

“E’ difficile sintetizzare, ma ci provo. Venerdì (oggi, ndr) apriremo con Francesco Vidotto, ex manager diventato scrittore solitario di montagna: la sua storia è un inno alla semplicità ritrovata. Avremo il regista Davide Ferrari, e chiuderemo la prima serata con Alice Guerra. Sabato (domani, ndr) avremo Enrico Brizzi con un reading su Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Guido Tonelli, Andrea De Carlo, e Junot Díaz, premio Pulitzer. Ci sarà anche Colin Walsh, autore irlandese rivelazione dell’anno: ha scelto proprio Rovigo per la sua prima presentazione italiana. Domenica, oltre alla Sclavi, Roberta Recchia presenterà il suo nuovo romanzo, e Mauro Corona sarà protagonista di un incontro speciale. Insomma, ce n’è per tutti”.

Facciamo un passo indietro, come nasce Rovigoracconta?

“Dodici anni fa sono tornato da Milano, dove lavoravo tra editoria, musica e spettacolo. Rovigo mi mancava, ma mancava anche quel fermento culturale. Ho bussato a porte su porte: librerie, associazioni, parrocchie. Nessuno ci credeva. Finché una sera ho incontrato Sara Bacchiega, che mi ha detto: ‘Io ci credo’. Da lì è partita l’avventura. Abbiamo ottenuto il primo finanziamento dalla Fondazione Banca del Monte, grazie a Luigi Costato, che ci disse: ‘E’ un progetto folle, e per questo mi piace’. Con quei fondi comprammo tutti gli spazi pubblicitari possibili da Verona a Ferrara, lanciando Rovigo Racconta: il festival più bello della primavera. Nessuno ci conosceva, ma tutti copiarono quel titolo. E da lì… è iniziato tutto”.

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