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L’INTERVISTA

“Cari ragazzi, ci vuole groove”

Tullio De Piscopo su Delta Radio (oggi dalle 13) racconta un incredibile successo lungo 50 anni

“Cari ragazzi, ci vuole groove”

Con un caldo, appassionato e cordiale “Ciao”, Tullio De Piscopo, uno dei più grandi percussionisti italiani, leggenda della musica italiana e internazionale saluta i radioascoltatori di Delta Radio (oggi l’intervista completa on air dalle 13 sulle frequenze dell’emittente polesana e live su www.deltaradio.it).

In un’intervista esclusiva parla di musica, di aneddoti legati a Mina, a Pino Daniele, al suo rapporto con Maradona e con la sua Napoli “cambiata, ma in meglio in questi anni” . E parla di giovani talenti della batteria e di Drum Gala, perché è il primo fan della kermesse di due giorni e perché suonerà domani in piazza Vittorio Emanuele II durante una serata tutta dedicata alle percussioni, al ritmo e alla musica.

De Piscopo è tra i grandi della musica italiana, vanta collaborazioni con Battiato, Pino Daniele, Mina, De André, Astor Piazzola, Qincy Jones, Chet Baker... Cosa significa per lei essere a Rovigo?

“Sono veramente contento di essere a Rovigo perché in questa mia lunga carriera forse avrò suonato in qualche locale o discoteca, ma in una piazza così bella come piazza Vittorio Emanuele II sarà bellissimo per me. In più in un contesto come il Drum Gala, presentare il mio concerto ‘I Colori della musica’ con l’amico Riccardo Merlini che si prodiga per questa meravigliosa festa delle percussioni, con Art Cruz, Gergo Borlai e il grande Thomas Lang è un onore”.

Intelligenza artificiale, autotune, computer. In che modo hai vissuto e cavalcato tutta questa trasfformazione e cosa consigli ai giovani talenti?

“Il cambiamento enorme è stato il computer, perché non si è più fatto più nulla senza il computer. Ora ognuno fa la sua parte, ma non si suona insieme, mentre il bello è quello, condividere il brano. Oggi si dice ‘mettimi la batteria sulla chiavetta’, è assurdo no? Poi da 10 anni è arrivato l’autotune, ne parlano tutti adesso perché è stato sdoganato e si usa dal vivo. Ma alla fine premia sempre la musicalità e la personalità di un artista. Magari non fai un successo popolare, ma quando uno ha personalità ce l’ha”.

Ci racconti un aneddoto del rapporto con la grande Mina e con Pino Daniele.

“Con Mina è stato subito incredibile, era uno sfizio lavorare con lei, una delle poche artiste con un’intonazione incredibile. Veniva nella cabina della batteria, perché una volta era isolata dagli altri strumenti, e mi portava i dolcetti, mi viziava. Straordinaria, di un’intonazione perfetta. Pino era il fratello, mentre vi parlo è accanto a me, dappertutto in casa mia. Secondo me abbiamo fatto la storia, soprattutto della live. Al Plebiscito nel 1981, se fosse caduto uno spillo non sarebbe finito a terra, talmente tanta era la gente. Noi siamo stati insieme fino alla fine. Grande feeling e grande amore. Il vero band leader era Pino. Lui scriveva i brani e gli arrangiamenti. Abbiamo lasciato dei bei documenti nei nostri dischi”.

Lei ha suonato anche con Piazzolla, l’artista che ha fatto grande il tango.

“Astor Piazzolla è uno dei più grandi musicisti del Novecento. Con lui ho portato il groove nel tango, perché lui era un grande innovatore”.

E Napoli com’è cambiata dagli anni Ottanta di Pino Daniele, Troisi e Maradona?

“Abbiamo scritto proprio una pagina e l’abbiamo girata a Napoli. Oggi in città non si riesce a camminare, è piena di turisti. Negli anni Ottanta non avevamo turisti. E’ una cosa bellissima e non ci sono scippi. Ci sono tante cosa belle da vedere, come il Cristo velato, le antiche chiese del Vasari, cose straordinarie. Vedo che la gente sta apprezzando molto la parte culinaria”.

Tornando alla musica, cosa consiglierebbe ai giovani artisti che incontrerà a Rovigo, per crescere e mantenere alta la loro voglia di suonare?

“Se senti dentro che hai quella forza, quella lampadina che ti si accende, allora cammina, viaggia. Non stare nel tuo paesino, aspettare che la mamma ti cucina lo spaghetto o i tortellini. Cammina, viaggia. Fermati dove pensi che ci sia la luce. Sempre nei centri dove si fa più musica. Purtroppo non ci sono molti posti che possano dare spazio ai giovani musicisti. Poi bisogna studiare, ai batteristi dico di studiare i rudimenti, le marce, i rulli, avere più groove possibile e la personalità. Cammina, fermati. Se non ti vedono, grida, fatti sentire”.

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