VOCE
il libro
23.07.2025 - 17:45
"Un libro che è un esercizio di responsabilità, perché in un momento storico in cui, ora più che mai, diritti e libertà non vanno dati per scontati, riscoprire il valore della Resistenza e della scelta di quanti rischiarono tutto per la libertà è fondamentale; ma anche un libro che è un tributo alla memoria delle tante donne che, nella Resistenza, svolsero un ruolo importante”.
E’ così che martedì scorso, nella sala stampa della Camera dei deputati a Roma, Nadia Romeo, parlamentare del Pd, ha dato il via alla presentazione del libro “Dobrilla Giovannini - Una partigiana del Polesine”, di Vittorio Tomasin. All’iniziativa hanno preso parte anche Giuseppe De Santis, professore e storico, e Carlo Barotti, avvocato e presidente di Anpi Villadose, la cui sede è intitolata proprio a Dobrilla.
Dobrilla Giovannini (1919-1980), originaria di Papozze, nacque in una famiglia antifascista. Unitasi al movimento partigiano, divenne una figura di riferimento, andando ben oltre il ruolo di “staffetta”, svolgendo compiti organizzativi e direttivi. Arrestata nel novembre del 1944, venne condannata alla fucilazione, ma venne liberata dai partigiani il 24 aprile del 1945, poco prima che la sentenza venisse resa esecutiva.
L’autore, Vittorio Tomasin, storico, ha pubblicato studi sul mondo bracciantile di fine Ottocento e della seconda metà del Novecento, sui movimenti anarchico, socialista, comunista, e sulla Resistenza nel Polesine. Nella sua opera dedicata a Dobrilla, oltre alla parte prettamente documentale, basata sulla ricerca e sul materiale d’archivio, compaiono anche le vive testimonianze di quanti la conobbero.
L’avvocato Barotti, da parte sua, ha ribadito il valore assoluto della memoria, come strumento per analizzare, comprendere e “gestire” il presente. Spiegando come Dobrilla, anche nei suoi ultimi giorni di vita, ricordasse a tutti che “si deve conoscere il passato per evitare che ritorni”.
Il professor Giuseppe De Santis ha evidenziato il ruolo delle donne nella Resistenza. Ha ricordato come, nel corso della lotta partigiana, la componente femminile fosse pienamente riconosciuta, e valorizzata, ma come, sin dall’immediato Dopoguerra, vi sia stato un vero e proprio fenomeno di rimozione, con una immediata riluttanza persino a inserire i nomi delle partigiane negli elenchi delle formazioni operanti sul campo. Da qui, l’importanza di un’opera come quella di Tomasin, che non solo recupera la storia e il volto di una partigiana polesana, ma anche la capacità di una donna che seppe guadagnarsi in quegli anni, tragici, ma che videro anche porre le basi della democrazia e della Costituzione.
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