VOCE
rovigo
10.11.2025 - 18:42
Condensare tutto il pensiero, l’intelligenza, la scrittura di Pier Paolo Pasolini in una produzione teatrale è impossibile, ma c’è chi ha provato a farlo, a cinquant’anni esatti dalla sua scomparsa. La compagnia teatrale Chille de la balanza, domenica al teatro del Lemming, ha proposto per la nuova rassegna “Visioni” la performance “Pasolini. Perché?” di Sissi Abbondanza e Claudio Ascoli. La storica compagnia fondata da Claudio Ascoli nel 1973 a Napoli ha cercato di far parlare Pasolini della contemporaneità, partendo dal concetto di “genocidio culturale” a quello di “genocidio”, purtroppo, presente anche ai giorni nostri.
“Siamo tutti in pericolo” è l’avvertimento che aveva lanciato Pasolini nell’ultima intervista concessa a Furio Colombo, poche ore prima di essere massacrato. Ed è proprio uno dei momenti salienti dello spettacolo che ripercorre non tanto la vita dell’intellettuale, quanto invece il suo lascito testamentario in termini critici e civili. Per questo motivo, insieme a testi storici quali “Le ceneri di Gramsci”, sono stati uniti anche nuovi testi creati dall’intelligenza artificiale, ma partendo dagli scritti del grande poeta, dedicati in particolare ai giovani del pianeta, ai potenti della terra e agli ultimi ed emarginati dalla storia, facendo riferimento alla strage accaduta a Gaza o alle stragi in mare, ripensando a cosa avrebbe potuto pensare e dire Pasolini di fronte a queste tragedie di vite umane, non considerate tali.
“L’inizio e la fine dello spettacolo - ha detto il regista Claudio Ascoli nel momento post spettacolo, dialogo con Massimo Munaro, direttore artistico della compagnia ospitante - sono miei sogni. Ho cercato di parlare a Pasolini per sapere come prendere posizione. Ricordiamoci sempre che Pasolini l’abbiamo ucciso noi, come abbiamo sempre ucciso noi, come genere umano, i bambini di Gaza. Oggi un Pasolini non c’è ma sarebbe importante. Un punto di contatto forte è inoltre quello della madre: ho immaginato una madre che piange sopra il corpo di un figlio ucciso dai bombardamenti, come la madre che vide sparire per sempre la luce dagli occhi di Pier Paolo. Un tempo, non si poteva vedere tutto; oggi tutto si può vedere, ma comunque rimaniamo inermi a guardare e basta”.
Lo spettacolo è stato inoltre intervallato da canzoni a cappella scritte proprio dallo stesso Pasolini.
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