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cultura
21.11.2025 - 21:30
“Gli inglesi hanno inventato il calcio, ma gli argentini hanno fatto qualcosa di più importante: hanno inventato l’amore per il calcio”.
Federico Buffa è pronto a salire sul palco del Sociale, domani alle 18. Lo storyteller sportivo sarà il protagonista dell’apertura di “Musikè”, la rassegna di musica, teatro, danza della fondazione Cassa di risparmio di Padova e Rovigo, con l’unica data veneta di “La Milonga del Fútbol”. Durante lo spettacolo al teatro Sociale, Federico Buffa racconta tre figure che hanno segnato la storia del calcio e l’immaginario collettivo: Renato Cesarini, funambolo del gol a cui ci si riferisce quando si parla di “Zona Cesarini” ; Omar Sivori, talento irriverente dell’Argentina degli anni ’50; e Diego Armando Maradona, el pibe de oro, figura leggendaria del calcio mondiale. Le loro storie si intrecciano in uno sguardo che abbraccia un intero secolo, segnato per l’Argentina da influenze europee, migrazioni, passioni popolari. Buffa restituisce la dimensione umana del calcio e il legame profondo con un Paese che ha trasformato il gioco in sentimento collettivo.
“Domenica (domani per chi legge ndr) sarai qui a Rovigo per il tuo spettacolo “La Milonga del Fútbol”. Quale legame esiste tra il mondo del calcio e la ‘milonga’?
“L’idea che mi ha spinto a portare in scena questo spettacolo è quella di raccontare il ‘900 argentino attraverso il calcio e nello specifico tre giocatori che, a loro modo, hanno interpretato il questo sport: Cesarini, Sivori ee Maradona. Un racconto dove sport, musica, storia e memoria si intrecciano sulle note del tango”.
Il popolo sudamericano, in questo caso quello argentino, ha un legame viscerale con il calcio. Quali sono le ragioni per cui il calcio è così insito nella quotidianità del popolo argentino?
“Per gli inglesi l’Argentina è stata una colonizzazione mancata. Poi, come sempre, a inizio secolo da una ‘tasca secondaria’ gli è caduto per terra ‘the beautiful game’, il calcio. Gli argentini hanno osservato, imparato e poi pensato: loro hanno inventato il gioco, ma hanno poi fatto qualcosa di molto più importante, inventare l’amore per il gioco. In Argentina i calciatori sono visti come artisti, hanno un rispetto diverso per il gioco. Basti pensare che i 22 vinto che hanno alzato la Coppa del Mondo in Qatar vengono da realtà di quartiere. Eppure sono arrivati fino in vetta al mondo.
“E questa visione è anche legata al fatto che molti giocatori argentini, anche quelli più rappresentativi, decidano di concludere la loro carriera dove tutto è cominciato?”
“Se possono lo fanno però alcuni decidono di rimanere in Italia (Zanetti, Veron e Crespo per esempio ndr) per via delle situazioni complesse a livello economiche e sociali vivere in Italia. Altri, invece, come recentemente Di Maria torna al Rosario Central e vive una seconda giovinezza. Ma Rosario ha una storia a sé”.
Qual è il gol più iconico della storia dell’Albiceleste e come mai?
“Tutti immediatamente penserebbero al gol del secolo di Maradona contro l’Inghilterra nei Mondiali del 1986. Ma io credo sia la doppietta di Kempes nel 1978, soprattutto quella nei tempi supplementari. Da lì la storia della Nazionale argentina è cambiata”.
Se dovesse scegliere tre nomi come migliori sportivi della storia, quali sceglierebbe e perché?
Indubbiamente Muhammad Alì, Michael Jordan e la ‘coppia’ Pelé-Maradona. Ma negli Stati Uniti diranno Babe Ruth e il Brasile, invece, Ayrton Senna. Ma i primi tre li reputo ‘fuori categoria’”
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