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TEATRO SOCIALE

Tra '800 e anni '50 rivive Rossini

In scena, costumi e allestimenti di Matteo Corsi

Basta un calice d'assenzio, una mescolata vigorosa con un cucchiaino d'argento rigorosamente ottocentesco e una spruzzata di ilare frizzantezza dal sapore degli anni'50, quando il blazer aveva ormai la foggia di Agnelli, per il cocktail di emozioni che è pronto a essere sorseggiato stasera al teatro sociale con “L’occasione fa il ladro” di Gioachino Rossini. E al di là della storia buffa che, dal 1812 sfodera battute e conclusioni mai banali, la novità della prima di quest'anno sta nell'immagine: scenografie e costumi a braccetto con un allestimento dalla a alla z firmato dal teatro rodigino, in coproduzione con il conservatorio Venezze, tra gusti del XIX secolo con le iperboliche architetture incise da Escher, insomma, un panorama di scale che cambia, come evolve la storia della valigia musicata da Rossini. A saperlo bene è il giovane Matteo Corsi, vincitore del concorso internazionale Gabbris Ferrari, dello scorso maggio, aggiudicatario di allestimenti e costumi che si vedranno da oggi a domenica.


“L'opera è diretta da Elisabetta Maschio e messa in scena da Anna Cuocolo – spiega Corsi - la richiesta del concorso era quella di dare un'aria sì ottocentesca all'opera (visto il periodo di produzione) ma con temi freschi, in sintonia con il carattere della rappresentazione stessa”. Un divertente intreccio di equivoci e scambi di identità che Corsi ha tradotto nel suo stile: “Volevo apparisse giocosa e differente. Oltre al boccascena, finestre ribaltate a specchio, un velo trasparente che induce ancora di più l'ambiguità dei personaggi in un mix non scontato”. E poi, come scrive la Rowling nella celebre saga, alle scale piace cambiare, quelle del Sociale ci si mettono d'impegno. “Nella scena tante sono le rampe. A legare il tema ottocentesco, l'uso della boiserie, tra finti muri e aperture nascoste agli occhi, effetti a sorpresa e dinamici” descrive lo scenografo. Un file rouge unico, anzi, verde intenso, lega tutto l'allestimento: “Ho pensato di smorzare il grigio dei colori con la tipica tintura dell'assenzio, in voga durante il periodo rossiniano e presente ovunque nella società”. Ecco quindi che anche i costumi accennano a tocchi verdognoli, in tessuti svolazzanti, bianchi papillon e una texture unica: “Si mescolano influssi degli anni cinquanta, con giacche e modelli che richiamano a Dior, specie nelle gonne, negli smoking. Per rendere ancora tutto più grafico, ho inserito una fettuccina di 4 mm che sembra disegnare e rendere plastici gli abiti”. E tra nastrini e foulard, non manca neppure una riflessione di Corsi sul lavoro a Rovigo, al netto di tanti altri incarichi prestigiosi tra la Fenice e nuove produzioni: “E' un teatro con un capitale pazzesco: dalle maestranze ai tecnici, dai decoratori ai costumisti, il livello va ben oltre quello provinciale, l'aspetto umano de Sociale è unico, tutti collaborano nel portare in scena autentiche meraviglie”.

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