Lucciole ladre, il conflitto tra giudici rodigini va in Cassazione

Dal giudice monocratico, al collegio, dal collegio direttamente alla Suprema Corte. Si allungano i tempi per decidere del caso delle sue lucciole che adescavano i clienti per depredarli.



Solo un mese fa, infatti, il giudice Valentina Verduci aveva inviato gli atti di un processo per estorsione, truffa e furto aggravato al collegio. In un episodio tra quelli contestati alle due prostitute, che promettevano sesso a volontà a pagamento, e poi depredavano i loro clienti, era spuntato pure un coltello. In quel caso - è stata la decisione in udienza filtro del giudice dibattimentale - il capo d'imputazione diventa rapina e dunque è il collegio competente a decidere.



A nulla era valsa, nell'udienza del 2 novembre scorso l'eccezione dell'avvocato Braccioli che la sua assistita non aveva mai toccato un coltello, dunque la sua posizione era da stralciare e lasciare in capo al giudice monocratico.



Ieri, tuttavia, la stessa eccezione preliminare, davanti al collegio ha creato un caso. "Visto il conflitto di competenza - ha alzato le mani il presidente Adalgisa Fraccon - rimandiamo la questione alla decisione della Cassazione".



Per Belinda Isaac, difesa dall’avvocato Federico Laurenti, infatti, le accuse sono più gravi. Si parla infatti di rapina. La donna nel settembre del 2009, si era impossessata di 700 euro che erano nel portafogli di un cliente distratto dalla sua avvenenza. Quando l’uomo si era accorto del furto, la dolce lucciola aveva mostrato il suo vero volto e anche un coltello, minacciandolo di chiamare le forze dell’ordine e anche il marito.


Il servizio sulla Voce di Rovigo di domani 2 dicembre