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Bancadria e il presidente indagato, ecco tutti i retroscena

Il caso

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Giovanni Vianello, presidente di Bancadria

L'ipotesi accusatoria a carico di Vianello è di truffa, falso e ostacolo all'attività di vigilanza. Ecco la storia dei rapporti fra banca e Immobiliare San Pietro. Il suo difensore: siamo tranquillissimi.
Il presidente di Bancadria, Giovanni Vianello, è indagato con le ipotesi di reato di truffa, falso e ostacolo alla vigilanza della Banca d’Italia ([url"Leggi l'articolo"]https://www.polesine24.it/Detail_News_Display/Adria/il-presidente-di-bancadria-iscritto-nel-registro-degli-indagati[/url]).

Accuse pesanti, legate alla gestione della Immobiliare San Pietro, la società di cui Vianello è stato a lungo socio, prima di cedere le proprie quote a Guido Raule, da aprile 2017 a sua volta nel cda di Bancadria.


Immobiliare San Pietro aveva acquistato dal fallimento i Molini Adriesi per realizzare un intervento di tipo urbanistico-commerciale non andato a buon fine. Un’operazione che si è conclusa nel luglio di quest’anno con il fallimento della società...


Dopo la pubblicazione da parte della Voce della notizia dell’inchiesta del pm Sabrina Duò e dell’iscrizione del presidente di Bancadria nel registro degli indagati, Vianello ha fatto sentire la propria voce attraverso il suo legale, l’avvocato Luigi Migliorini.


“Come difensore del dottor Vianello, autorizzato dallo stesso, posso dire con convinzione che la vicenda è surreale: dai capi d'accusa - scrive Migliorini - risulta che Vianello avrebbe fatto predisporre da un professionista (che neppure conosce) una perizia giurata che sopravvaluterebbe un immobile di proprietà dell'Immobiliare San Pietro srl, di cui Vianello aveva una piccola quota, e che tale perizia è stata redatta e giurata il 30 settembre 2014. Sulla base della stessa si sarebbe riusciti ad ottenere da Bancadria un fido, concesso il 13 novembre 2013.
Le date - prosegue Migliorini - sono esatte, e se ne dovrebbe dedurre che Vianello possieda una sorta di macchina del tempo ... Oltretutto sull'intera vicenda vi è stata un'accurata indagine di funzionari della Banca d'Italia, i quali non possono essere ritenuti degli sprovveduti, che si è conclusa con l'esclusione di qualsiasi conflitto d'interessi od irregolarità. Questi dati incontestabili - conclude il legale - ci danno un'assoluta tranquillità”.


Dati che tendono a smontare l’inchiesta e sui quali nessuno fra gli inquirenti ovviamente interviene.


Restano però alcune ombre sulle quali neppure la capacità persuasiva dell’avvocato Migliorini riesce a fare chiarezza.


L’Immobiliare San Pietro si è costituita nel 2007 per realizzare l’intervento commerciale-urbanistico si cui si parlava prima. E un anno dopo ha acquisito, evidentemente con un finanziamento di Bancadria, l’immobile dei Molini Adriesi. Un finanziamento di 1,4 milioni di euro, a quanto è dato sapere con garanzie fidejussorie da parte dei soci, e dunque senza alcuna ipoteca sull’immobile. L’immobile all’epoca sarebbe stato stimato 1 milione e 350mila euro.


In sede di revisione dei fidi, e siamo a novembre 2013, quando oramai il progetto stava tramontando non essendo arrivata alcuna variante urbanistica dal Comune, il finanziamento viene sostituito con uno nuovo, ipotecario. Vale a dire che scatta l’ipoteca sullo stabile e sull’area. Per quale valore?


Solo nove mesi più tardi, quando si tratta di verificare se la società sia finita in sofferenza non essendo state pagate le rate dovute alla banca, Bancadria decide di richiedere una nuova perizia giurata. Che è quella del 30 settembre 2014 in cui il valore degli ex Molini balza a 2,8 milioni.


Il resto è cronaca, con il fallimento dell’Immobiliare San Pietro e il bene - in stato di evidente degrado - finito in mano alla curatela. Probabilmente finirà all’asta, e molto difficilmente Bancadria rientrerà in possesso dei soldi spesi...
La curatela fallimentare (affidata allo studio di Angelo Adamini di Comacchio), interpellata ieri sulla vicenda ha spiegato di non avere ancora effettuato alcun atto, a partire dalla stima dell’immobile, e dunque di non avere ancora indetto alcuna asta per la vendita.
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