Bancadria, sul presidente indagini chiuse: rischia il rinvio a giudizio

La chiusura delle indagini del nucleo della guardia di finanza di Rovigo, coordinati dalla procura della repubblica, segna una nuova tappa e l’avvio di un percorso tutto in salita per il presidente di Bancadria, Giovanni Vianello e per il perito che ha avallato una presunta sopravvalutazione degli ex Molini.



Dopo la decisione della Procura di procedere con l’avviso di chiusura indagini, una delle strade più probabili è infatti la successiva richiesta di rinvio a giudizio.



Una volta notificato a Vianello l’avviso di chiusura dell’inchiesta (che in casi come questo equivale anche all’informazione di garanzia) il suo legale avrà tre settimane di tempo per presentare una memoria difensiva. Poi il pm deciderà se chiedere il rinvio a giudizio o l’archiviazione.



Le accuse - come anticipato nei giorni scorsi - sono truffa, falso e “mendacio”, nella sostanza aver ostacolato l’attività di ispezione della Banca d’Italia, in particolare sul fido concesso all’immobiliare San Pietro, di cui Vianello era socio insieme a un gruppo di imprenditori.



Accuse pesanti, da cui Vianello, tramite il suo avvocato di fiducia Luigi Migliorini, già si è difeso nei giorni scorsi parlando di una “vicenda surreale”.



Eppure gli inquirenti avrebbero fatto emergere come nel corso dell’iter per la realizzazione di un intervento di tipo urbanistico-commerciale sullo stabile degli ex Molini Adriesi (poi non andato a buon fine), si siano compiuti atti a loro giudizio non legittimi. Al punto da portare avanti un’inchiesta (iniziata già - a quanto è dato sapere da ben più di un anno) e di iscrivere Vianello e il geometra che ha steso la perizia nel registro degli indagati ([url"Leggi l'articolo"]https://www.polesine24.it/Detail_News_Display/Adria/bancadria-e-il-presidente-indagato-ecco-tutti-i-retroscena[/url]).


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