L'imbarazzante autodifesa di Barnaba Busatto

L’imbarazzante autodifesa di Barnaba Busatto è arrivata immediatamente, nella tarda mattinata di oggi. Segno che avevamo colpito nel segno segnalando la situazione che si era venuta a creare nel corso del suo tirocinio formativo al Tribunale di Rovigo.



Una situazione che, questa sì, ha messo in reale imbarazzo l’allora presidente del Tribunale, Marcello D’Amico, e i giudici alla cui tutela era stato affidato (Mauro Martinelli e Pietro Mondaini). Imbarazzo tale da convincere il presidente a scrivere al presidente dell’Ordine degli avvocati, Giampietro Berti, segnalando l’accaduto come “grave violazione” deontologica meritevole di un procedimento disciplinare. La lettera, del 25 settembre scorso (la data non è irrilevante), la potete leggere nella foto.



Busatto, in parole povere, era stato “pizzicato” ad avere assunto in almeno quattro casi il mandato di difensore di fiducia di soggetti che sono finiti davanti al gip, ovvero allo stesso ufficio in cui lui esercitava il proprio tirocinio.



Una cosa che la legge vieta nella maniera più assoluta. E i motivi sono evidenti. Busatto ha svolto il proprio tirocinio dal 25 novembre 2015 al 24 maggio 2017. E come si difende Busatto? Citando una lettera (di cui non dice la data che, per quanto ne sappiamo, potrebbe - anzi, a rigor di logica, dovrebbe – essere precedente a quella del presidente del Tribunale del 25 settembre) e neppure il firmatario, ma più semplicemente “il giudice che ha redatto la relazione finale sul tirocinio”). Ma tant’è. La lettera di questo giudice dice - scrive Busatto - che nulla è accaduto che “possa compromettere il pieno giudizio positivo nei confronti del dott. Barnaba Busatto”.



Scrive il giudice: “Oggi lo stesso - vale a dire Busatto - dispone di un’ottima capacità di approfondimento e di esposizione, che lo rende ideale candidato al concorso in Magistratura. Aggiungo che lo stesso si è distinto per serietà e consapevolezza della importanza e della delicatezza della funzione giurisdizionale alla quale aspira… Egli si è altresì distinto per l’attenzione prestata alle varie tesi processuali emerse in contraddittorio… Concludo formulando nei confronti del predetto, all’esito del tirocinio, il parere favorevole richiesto….”. Quanto basta a Busatto per autoassolversi, prima ovviamente di buttarla in politica, mischiando cioè i due ruoli in maniera ancora più imbarazzante: “La relazione finale del tirocinio parla da sé”. Parla da sé?
Più o meno come la lettera del presidente D’Amico, che Busatto involontariamente (?) smentisce, contribuendo a gettare sul Tribunale di Rovigo un’ombra di cui francamente, in questi tempi (con tutto quello che è successo e sta succedendo), nessuno sentiva il bisogno. Il presidente scrive una cosa e un giudice ne sostiene una completamente opposta? O, ancora: il presidente rileva un problema e tutti intorno fanno finta di niente?



Non sarebbe affatto bello, ma Busatto, da politico, prova a scaricare. E dire che di fronte allo stesso presidente del Tribunale si era dimostrato ben più conscio di avere fatto qualcosa che non andava, vista la lettera di scuse e di “non lo farò più” inviata a sua difesa. Ma si sa, quando ha il sopravvento il politico, ogni scusa è buona…



Il servizio sulla Voce del 7 gennaio