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Tragedia Coimpo, l'acido versato in emergenza per gli odori

Il processo

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Oggi 5 marzo, al processo per le morti alla Coimpo, un teste ha raccontato che la procedura era stata adottata in emergenza. Il camionista Baldan, secondo questa ricostruzione, non era stato accompagnato alle vasche.
Il processo sulle morti alla Coimpo di Ca’ Emo del 22 settembre 2014 rivela nuovi retroscena sulle circostanze che hanno portato a quella terribile mattina in cui per una nube tossica che si sprigionò dalla vasca D, persero la vita quattro persone: Marco Berti, 47 anni, di Rovigo, Giuseppe Baldan, 48 anni, di Campolongo Maggiore (Ve) il camionista che stava sversando i fanghi, Nicolò Bellato, ragioniere di 28 anni, di Adria, e Paolo Valesella, che venne trovato dopo, a qualche metro di distanza dalla vasca.



Ieri, davanti al giudice Nicoletta Stefanutti ha testimoniato l’impiegato Francesco Crepaldi, figlio di uno degli imputati, il quale ha a più riprese dichiarato che non era un’abitudine sversare acido tra i liquami della Coimpo e che la decisione di farlo era stata presa per riparare i cattivi odori che si sprigionavano dall’azienda e che spesso erano stati ragione di proteste da parte degli abitanti di Ca’ Emo.



Inoltre, a differenza di altre volte, l’autista Giuseppe Baldan non era stato accompagnato alle vasche per lo scarico.




Incalzato dal pm, dalle difese e dalle parti civili, un collegio importante di avvocati del foro di Rovigo e non solo, il testimone ha mantenuto la lucidità, raccontando come in una riunione precedente l’ingegner Michele Fiore (di Ferrara) si era detto contrario allo sversamento dell’acido e aveva chiesto il parere di un altro esperto in materia.



Chi abbia dato l’ordine di sversarli, sarà oggetto di ulteriori approfondimenti nel corso del processo, che si profila di non immediata conclusione. Per la prosecuzione dell’audizione testi il giudice Nicoletta Stefanutti ha fissato l’udienza del 21 marzo e quella del 28 marzo.



Il servizio completo domani 6 marzo sulla Voce di Rovigo
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