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TEATRO ROVIGO

Cenerentola si veste anni '60 e fa perdere la testa: grande danza al Sociale

In scena la Compagnia Fabula Saltica, regia di Claudio Ronda

ROVIGO - Brio, esuberanza, aria frizzantina, alternate a qualche intermezzo di romantica solitudine sulle note di Rossini. E’ l’atmosfera della nuova “Cenerentola, una storia italiana”, balletto in unico atto, portato in scena in prima nazionale ieri sera, 21 aprile, dalla Compagnia Fabula Saltica con la coreografia di Claudio Ronda, per la chiusura della stagione di danza del Teatro Sociale di Rovigo. Il pubblico delle grandi occasioni ha lungamente applaudito il debutto della nuova coreografia della compagnia di balletto cittadina decretando il trionfo dell’opera. Una Cenerentola godibilissima, di grande ritmo, mai banale, che alterna scene corali, romantici assolo ed eleganti passi a due senza soluzione di continuità. Il tutto nell’ambientazione dell’operosità degli Anni ’60, quando il “miracolo economico” rendeva tutto possibile e l’affermazione personale era un’evoluzione quasi naturale del cittadino. La Cenerentola di Claudio Ronda è una storia familiare contemporanea, dove una ragazza, vessata da matrigna e sorellastre a tratti buffe, e lasciata in disparte dalla società laboriosa e arrivista, ricerca e trova una propria realizzazione personale con l’aiuto della danza e del vero amore. La trama essenziale abbandona i cliché della fiaba originale, alla quale strizza però l’occhio con richiami inequivocabili, come lo scandire della mezzanotte o la fila di scarpette in proscenio, e si cala nella realtà della vita quotidiana della protagonista, intrecciata con i cambiamenti indotti dal progresso di quegli anni. I primi televisori, scatole monumentali a tubo catodico, che radunavano famiglie intere davanti ai quiz di Mike Bongiorno, che Cenerentola vede da dietro le teste altrui; Carosello trasmette lo spot con “Calimero il pulcino tutto nero”: niente è mai un caso nella regia di Claudio Ronda, che ha scritto la sua trama inanellando deliziose scene dense di richiami storico-sociali. Il gigantesco aspirapolvere passato sul palcoscenico da una Cenerentola sempre affaccendata mentre la matrigna legge una rivista; gli squilli del telefono che portano la frenesia della novità e il casco per capelli in scena; una sartina provvidenziale fa le veci della Fata madrina e confeziona a Cenerentola l’abito giusto per una serata al Piper, la mitica discoteca romana, simbolo degli Anni ’60 e del riscatto della protagonista, che scenderà in pista da reginetta e ritroverà il suo amato. Un caleidoscopio di eventi e di emozioni, di alti e bassi, di movimento e di poesia come la solitudine di Cenerentola su una panchina al parco o nel cesto della biancheria. Ma tutto è molto leggero, frizzante, non c’è tempo per rattristarsi sulle sorti della protagonista perché arriva il lieto finale. Sembra tutto facile e brioso, invece è tutto studiato nei minimi dettagli dalla sapiente regia di Claudio Ronda che non lascia veramente niente al caso. Federica Iacuzzi lo ha assistito alle coreografie. Le luci essenziali e mai invasive, i costumi e gli elementi scenici d’epoca sono di Primo Antonio Petris con Giulia Zuolo e Gianluca Quaglio. Energia ed esuberanza sono sviluppate da un pot-pourri di musiche di Gioachino Rossini (geniale compositore pesarese di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla morte), alcune notissime altre meno, il cui colore pop scintillante fa subito empatia con lo spettatore. L’Ouverture de “Il Barbiere di Siviglia”, “L’Italiana in Algeri”, “Il Turco in Italia” e la stessa “Cenerentola” alternati a brani tratti dai “Péchés de vieillesse” e mixati con musiche originali di Simone Pizzardo. Ottima la prova per i dieci danzatori della Compagnia Città di Rovigo Fabula Saltica impegnati sul palco: Malwina Stepien (Cenerentola), che il pubblico ricorda per la performance di danza contemporanea Trust, Claudio Pisa, Federica Iacuzzi, Chiara Tosti, Martina Tassotti, Laura De Nicolao, Marco Mantovani, Angelo D’Aiello, Sofia Barilli, Lara Ballarin. “Cenerentola una storia italiana” è una produzione dell’Associazione Balletto “Città di Rovigo”, realizzata in collaborazione con il Comune di Rovigo Teatro Sociale e Censer RovigoFiere e con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività culturali Arcodanza Regione del Veneto.
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