VOCE
ROVIGO
24.01.2020 - 19:16
ROVIGO - Alla fine dell'udienza, ha trattenuto le lacrime sino all'uscita del tribunale, poi non è più riuscita a fermarle. E' scoppiata in un pianto disperato, la mamma a processo con una delle accuse più tremende che si possano immaginare: quella di avere ucciso, causa maltrattamenti, il proprio figlioletto, neonato. Secondo la contestazione dell'accusa, il bimbo sarebbe stato sottoposto a reiterati scuotimenti, che gli avrebbero provocato lesioni e, nell'ultimo caso, la morte. L'ipotesi di reato è proprio questa: maltrattamenti, aggravati dalla morte del piccolo.
"Io non ho mai scosso mio figlio", ha ripetuto ai giudici della Corte d'Assise, presieduta da Angelo Risi, che è anche presidente del Tribunale cittadino. Un grido, una rivendicazione, che si sono però scontrati con la constatazione ribadita dal presidente: i medici, ascoltati nel corso di una udienza che si annuncia molto importante, avrebbero trovato, nel corso dell'esame sul corpo del bimbo, segni di lesioni inequivocabili, incompatibili con la tesi ribadita dalla mamma: la caduta di una sedia sul quale il piccolo si stava arrampicando, che lo avrebbe poi colpito. "I medici escludono che lesioni simili - ha ripetuto il presidente - possano essere frutto di un incidente come quello che descrive lei". Anche perché si tratterebbe di lesioni non risalenti a un unico episodio.
Il piccolo si spense, il 13 gennaio del 2016, in ospedale a Rovigo, dove era stato ricoverato a seguito di una chiamata proprio della madre che, parlando di una caduta dal seggiolone, disperata, aveva chiesto l'intervento del Suem. Le condizioni del piccolo erano immediatamente apparse serie. Dopo la morte, a seguito di una consulenza medica disposta dall'accusa, erano stati indagati i genitori del piccolo, con l'ipotesi di reato di maltrattamenti. Sarebbero, infatti, emerse altre lesioni, più risalenti indietro nel tempo, sul corpicino.
Al momento della chiusura delle indagini, poi, la posizione del marito erta stata archiviata, ritenendo non ci fossero elementi a suo carico. Per la madre, invece, era stato chiesto il processo, con la discussione dell'udienza preliminare mercoledì 20 marzo. La difesa della donna non ha ritenuto ci fossero gli elementi per domandare un rito alternativo, preferendo giocare le proprie carte nel corso di un dibattimento in Assise. L'accusa contesta una serie di strattoni, o scossoni - fenomeno noto in ambito forense come "baby shaking" - che avrebbero provocato gravi lesioni al piccolo.
Lesioni mortali, come ha ricordato il presidente del Tribunale stesso in un passaggio molto duro: "In realtà, signora, suo figlio è morto subito dopo l'evento che ha provocato quelle lesioni. E' stato il personale del Suem a fare ripartire il cuore, a fare tutto il possibile. Ma non è stato sufficiente".
Udienza aggiornata al prossimo passaggio in aula, quando cominceranno a parlare i testi della difesa. In aula, a fianco della moglie, il marito, che, dopo la tragedia, la sostiene e la difende. Sono rimasti assieme e hanno avuto un'altra bimba.
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